È una madre coraggio: immigrata a Bergamo dalla Bolivia, un marito operaio, due figli già grandi, a 43 anni ha scoperto di avere un tumore all’utero. E una settimana dopo di essere incinta. Soledad ha portato a termine la gravidanza, sottoponendosi alla chemioterapia. Il piccolo e la madre ora stanno bene: «È nato il 23 novembre, con un parto cesareo e contemporaneamente mi hanno operata. I medici dicono che è un miracolo. Non potevo rinunciare a quel bambino: ho seguito la strada che Dio mi ha indicato».
Soledad racconta come è arrivata alla sua decisione, dopo mille difficoltà e tanta paura: «All’inizio è stato difficile. Non sapevo cosa fare. Sono andata al cimitero, nella chiesa d’Ognissanti, a Bergamo, a pregare – ricorda –. Piangevo, è arrivato un frate; mi ha indirizzato da monsignor Giuseppe Beretta, il fratello della santa che, malata, ha sacrificato la sua vita per darla al figlio che portava in grembo. Così ho capito cosa dovevo fare: ho affrontato la chemioterapia, il dolore, e ho fatto nascere mio figlio».
In questo suo racconto, Soledad pensa anche alle altre immigrate come lei: «Vorrei che il governo le aiutasse ad affrontare la maternità: molte rinunciano a un figlio perché hanno paura del futuro, con un lavoro precario. Aiutiamole. Io sono stata aiutata e ho avuto mio figlio, nonostante il cancro».
(08/03/2005)
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