Scuole statali, bilanci in rosso: chiesti più soldi alle famiglie

Il contributo per l’iscrizione non è previsto per legge, ma per le scuole è un tesoretto

Cinquecento milioni di euro: questa la cifra che ogni anno le famiglie italiane versano a titolo di «contributo per la scuola». Contributi destinati per lo più alle spese di laboratorio, alle assicurazioni per gli alunni, alle pagelle, alla messa a norma e manutenzione degli edifici e delle strutture. Versamenti che spesso vengono chiesti senza sconto anche a quei nuclei familiari che hanno diritto a non pagare le tasse scolastiche a causa della loro situazione economica. Versamenti non previsti da alcuna disposizione ministeriale, non obbligatori, ma senza i quali l’intero sistema scolastico crollerebbe.La situazione a BergamoNelle circolari d’iscrizione, accanto alla voce relativa alla quota per le tasse scolastiche di iscrizione e di frequenza – queste sì obbligatorie per legge – rispettivamente di 6,04 e di 15,13 euro, è ormai consuetudine trovare la dicitura «contributo obbligatorio per spese d’istituto». La richiesta, nella nostra città, oscilla tra i 50 e i 130 euro. Gli istituti tecnici, godendo di altre entrate, sono quelli che possono chiedere meno: «Noi attingiamo dai contributi che arrivano dalle aziende che ci appaltano i laboratori di prova – spiega Patrizio Mercadante, preside del Quarenghi – fino allo scorso anno chiedevamo 40 euro, quest’anno sono calati anche quei finanziamenti e abbiamo dovuto raddoppiare la richiesta. Soffriamo soprattutto dei soldi che lo stato non ci manda più per gli esami di maturità, abbiamo commissioni degli scorsi anni che non sono ancora state pagate». All’Itc Belotti sono i locali in affitto a terzi, donazioni dalle banche e le attività per la patente europea di computer a sgravare le famiglie della quota per il contributo d’istituto: «Al biennio chiediamo 50 euro così ripartiti: 20 per i laboratori, 8,50 per l’assicurazione, 10 per le fotocopie e 5,50 per le uscite di breve durata. Per il triennio la cifra cresce di 20 euro per i laboratori» dice il preside Cosimo Malagnini.I licei chiedono di piùSono i licei che, non avendo altri tipi di introiti, devono chiedere di più: 100 euro il Suardo, 110 il Lussana e il Sarpi, 130 il Mascheroni. «Grazie a questo incasso straordinario riceviamo circa 100 mila euro. Una cifra che supera di molto il finanziamento statale e che quest’anno ci ha permesso di far fronte, per esempio, al dilagante problema dell’anoressia con il potenziamento dello sportello degli psicologi, all’organizzazione dei corsi di recupero, alla costruzione della nuova palestra», spiega Giuseppe Pezzoni, preside del Secco Suardo. «I soldi che chiediamo alle famiglie degli alunni servono a completare l’offerta formativa. È l’unico modo per aggiornarsi, per avere attrezzature di laboratorio adeguate, per comprare computer nuovi. Senza si chiude», dice il preside del Lussana, Cesare Quarenghi. «Noi li usiamo per completare la parte culturale dell’offerta formativa – aggiunge Giovanna Govoni, preside del Sarpi – è un budget che non utilizziamo per acquisti d’istituto, ma destiniamo solo agli studenti: per l’assicurazione, le uscite, il giornalino, fotocopie e conferenze». E così «senza il “contributo d’istituto” non si va avanti – sottolinea il preside del Suardo – non riusciamo più a far fronte a tutte le spese. Chiedere quei 100 euro a studente è per noi una questione di sopravvivenza». Insomma, i soldi in più che servono a colmare il malfunzionamento della scuola li mette chi già paga le tasse per l’istruzione pubblica: i genitori. Ma, d’altra parte: per far fronte ai problemi di sopravvivenza, a chi rivolgersi se non alle maggiori esperte in materia, le famiglie? (06/06/2008)

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