Cronaca / Valle di Scalve
Mercoledì 03 Ottobre 2012
Schilpario, impianti a rischio
La seggiovia andrà a Cervinia
Guardate bene la seggiovia di Schilpario: potreste ritrovarvela a Cervinia. Mentre in arrivo a Selvino ecco la seggiovia biposto direttamente dal comprensorio di Corvara, in Alta Badia.
Guardate bene la seggiovia di Schilpario: potreste ritrovarvela a Cervinia. Mentre in arrivo a Selvino ecco la seggiovia biposto direttamente dal comprensorio di Corvara, in Alta Badia. Seconda mano che viene, seconda mano che va, con un grande rimpianto. «Il rimpianto di non trovare a Schilpario alcun interesse verso questa attività. Pensavo che ci credessero, invece...» spiega Alfredo Piantoni, gestore dell'impianto.
«Quest'anno la stagione è garantita – continua Piantoni –, poi vendo». E quando dice «vendo» vuol dire smonto e porto via. Perchè un progetto c'era ma non è andato a buon fine. Il riferimento va al progetto che Francesco Belingheri ha proposto insieme a Ettore Grassi proprio a Piantoni per rilanciare la località sciistica. I due stanno ancora sognando di fare della pista Paradiso, «omologata anche per gare internazionali, un centro sportivo dove i vari sci club possano venire ad allenarsi» spiega Belingheri. Con meno di due chilometri di pista qui si sono resi conto che per sopravvivere bisogna puntare su un progetto sportivo, più che turistico. Il progetto è piaciuto a Piantoni, «così il 22 agosto l'abbiamo presentato al sindaco - spiega Belingheri -. L'accordo era di rivedersi di lì a pochi giorni». Non si sono più visti. Alfredo Piantoni ha preso atto e in valle sono arrivate un po' di delegazioni. Compratori. Non dell'intera stazione, però. Qui l'ipotesi che si intravede è la peggiore (alla luce anche dell'ultima stagione invernale negativa), perché non si parla di un passaggio di gestione o di proprietà. Si smantella. Nel magazzino di Schilpario ci sono pure 17 lance e quattro cannoni dell'impianto di innevamento, nuovi. E due gatti delle nevi con pochissimi chilometri all'attivo. Vendesi.
Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 ottobre
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