Cronaca
Mercoledì 10 Aprile 2019
Scattata la foto del secolo
Prova diretta dei buchi neri
Per la prima volta è stato fotografato un buco nero. Dopo che nel 2016 le onde gravitazionali hanno dimostrato l’esistenza di questi misteriosi oggetti cosmici, arriva la prima prova diretta. Giovedì 11 aprile su L’Eco l’intervento dell’astrofisico bergamasco Paolo Bonfini del National Observatory of Athens.
È già la foto del secolo, la prima mai scattata a un buco nero. Dopo il primo «cinguettio» di un’onda gravitazionale, l’anello rossastro prodotto dai gas che precipitano in un buco nero segna un altro passo epocale nella storia dell’astronomia. L’immagine mostra come i gas siano curvati dall’incredibile gravità di questo mostro cosmico, con una massa sei miliardi di volte superiore a quella del Sole. Giovedì 11 aprile su L’Eco l’intervista all’astrofisico bergamasco Paolo Bonfini del National Observatory of Athens.
Questa foto senza precedenti è il risultato del progetto internazionale Event Horizon Telescope (Eht), al quale l’Italia partecipa con Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Otto radiotelescopi disseminati in tutto il mondo sono stati puntati all’unisono, come un unico telescopio virtuale, un grande occhio sull’universo, sul centro della galassia Messier 87 (M87), distante 55 milioni di anni luce. Ci sono voluti anni di osservazioni e i 14 milioni di euro del finanziamento da parte del Consiglio Europeo della Ricerca (Erc), ma il risultato ha fatto immediatamente il giro del mondo in pochi minuti: pubblicato in sei articoli in un numero speciale della rivista Astrophysical Journal Letters, è stato annunciato contemporaneamente in sei conferenze stampa in Europa, Stati Uniti, Cile, Cina e Giappone. «Siamo orgogliosi di avere trovato la formula vincente, abbiamo dimostrato di credere nell’intuizione della scienza», ha detto il Commissario Europeo per la Ricerca, la Scienza e l’Innovazione Carlos Moedas.
Oggi si apre la «prima pagina di un libro incredibile nel quale è possibile fare osservazioni sempre più accurate di questi oggetti, previsti un secolo fa da Albert Einstein», ha detto Luciano Rezzolla, direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte, membro del comitato scientifico della collaborazione e che ha partecipato all’analisi teorica dei risultati. Con lui gli altri protagonisti del progetto sono Heino Falcke, della Radboud University, e Micheal Kramer, della Royal Astronomical Society. «È un risultato che segna una nuova epoca» anche per Elisabetta Liuzzo, dell’Istituto di Radioastronomia dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e del Centro regionale del radiotelescopio Alma dell’Osservatorio Europeo Australe (Eso). Per la comunità scientifica osservare i buchi neri potrebbe portare a scoprire fenomeni che oggi sono impossibili da prevedere. Osservare i buchi neri significa infatti poter guardare direttamente che cosa accade quando la materia si trova in condizioni estreme. Vuol dire anche fare un passo in avanti importante nella comprensione dei segreti del cosmo e avere «un nuovo strumento di indagine per esplorare la gravità nel suo limite estremo», ha detto Mariafelicia Delaurentiis, astronomia e astrofisica dell’Università di Napoli Federico II e della sezione di Napoli dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), che ha coordinato il gruppo di analisi teorica dell’esperimento. Di sicuro è l’inizio di una nuova avventura
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