Cronaca / Val Calepio e Sebino
Giovedì 06 Febbraio 2014
Sarnico, tasse da capogiro
All’hotel stangata da 103 mila €
Imu e Tares: per il Cocca Hotel di Sarnico le tasse comunali rappresentano veri e propri tributi «capestro» che, sfiorando complessivamente i 103 mila euro, ne minano la sopravvivenza. Increduli i proprietari: «Impossibile rimanere concorrenziali».
Imu e Tares: per il Cocca Hotel di Sarnico le tasse comunali rappresentano veri e propri tributi «capestro» che, sfiorando complessivamente i 103 mila euro, ne minano la sopravvivenza.
Increduli i proprietari: «Impossibile rimanere concorrenziali e proseguire a queste condizioni. Troppe tasse e nessun profitto. Ci sono hotel sul lago, simili al nostro, che versano meno della metà rispetto al Cocca. Per dare un’idea: si versa quanto noi, che disponiamo di 66 stanze, in una struttura alberghiera cittadina con 150 camere. Avvieremo l’iter per il ricorso in Comune e successivamente alla Commissione tributaria provinciale competente, ma siamo amareggiati».
Il conto mette i brividi: 80 mila euro di Imu e poco meno di 22 mila 500 euro di Tares. Sono queste le somme che il Cocca Hotel Royal Thai Spa ha versato al Comune di Sarnico. «Il sistema tributario ci ha messo all’angolo». Pare un pugile colpito e finito alle corde Maurizio Marini, 57 anni, professione ottico optometrista ed imprenditore alberghiero dall’ottobre 2008 in società con il fratello Battista: «Nel dicembre scorso – spiega – abbiamo persino consegnato una lettera al governatore Maroni, perché non è accettabile. Con l’apertura di un hotel a quattro stelle innovativo a Sarnico, la nostra famiglia ha realizzato un sogno avviato con un progetto decollato nel 1995 e votato ad un turismo internazionale e di business industriale, favorito peraltro dalla legge regionale 36 sul turismo». Investimento che pare però tramutarsi in un vero incubo, sia per i venti di crisi, ma anche per le recenti stangate griffate dall’Imu e dalla Tares comunale.
Sulla vicenda interviene Franco Dometti, sindaco di Sarnico: «Ci dispiace, ma le aliquote sono stabilite dal Sistema tributario in base alle rivalutazioni catastali. Noi abbiamo fatto quanto possibile, rateando il versamento. Certo è che per il settore è penalizzante oltremisura». Il colpo di grazia sarebbe giunto dal governo Monti, con il decreto «Salva Italia» per gli immobili di categoria D, che ha portato alla rivalutazione del reddito catastale aumentando l’aliquota del 65% con riferimento al valore catastale degli anni ’88-89, ma omettendo di non applicare l’aumento ai valori già reali.
Struttura «Classe A+»
Prosegue Maurizio Marini: «Sarnico incassa complessivamente un totale di Imu attorno ai 900 mila euro, dei quali 80 mila dal Cocca Hotel. Doloroso anche il capitolo Tares, a nostro avviso ragionando a metri quadrati si perde di vista il vero senso del servizio, di pagare il “giusto”. Versiamo oltre 22 mila euro per 58 camere ed 8 suite, mentre il resto sono servizi, piscina, area benessere, garage, locali che non producono reddito, inclusi nel prezzo della camera».
Peraltro l’hotel ha ottenuto nel 2013 il riconoscimento di struttura in «Classe A+» energetica da Finlombarda e che quindi richiede un impegno nel garantire efficienza, funzionalità e modernità. «Abbiamo dovuto – conclude il titolare – sacrificare alcune figure nello staff, accollandoci direttamente le loro mansioni. Quest’anno, abbiamo anche cancellato il servizio televisivo Sky per risparmiare costi a favore di Imu e Tares, tributi peraltro indeducibili. E pensare che la clientela non manca, ma ormai non basta».
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