Rette case di riposo, i sindacati:
la Regione paghi almeno il 70%

La riforma del sistema sanitario lombardo dovrà prevedere il potenziamento delle cosiddette “cure intermedie” e intervenire sui costi sanitari sostenuti dagli ospiti delle Rsa e dalle loro famiglie, innalzando almeno al 70% la quota a carico della Regione. E’ quanto affermano i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil della Lombardia.

La riforma del sistema sanitario lombardo dovrà prevedere il potenziamento delle cosiddette “cure intermedie” e intervenire sui costi sanitari sostenuti dagli ospiti delle Rsa e dalle loro famiglie, innalzando almeno al 70% la quota a carico della Regione.

E’ quanto affermano i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil della Lombardia, in una lettera aperta inviata oggi a tutti i consiglieri regionali. “Il consiglio regionale, che sarà chiamato a ridisegnare la sanità dei prossimi anni in Lombardia, dovrà impegnarsi a dare risposte efficaci e tempestive a queste due priorità - afferma Valeriano Formis, segretario generale Fnp Cisl Lombardia -. che riguardano non solo milioni di anziani, ma più in generale tutti i cittadini e le loro famiglie”. “Se così non sarà - aggiunge - siamo pronti a mobilitarci a sostegno dei nostri obiettivi”.

La prima richiesta riguarda le “cure intermedie”. “E’ urgente e sempre più pressante la necessità che nei territori lombardi si realizzi un’efficace e diffusa implementazione di un numero adeguato di posti letto per le cure post-acute e sub-acute – si legge nella lettera aperta inviata ai consiglieri regionali -. Non è infatti più sostenibile che, dopo un ricovero in ospedale ad alta intensità di cura, la cui durata si riduce sempre più con l’obiettivo di contenere gli elevati costi di degenza, l’anziano cronico, in molti casi non autosufficiente, venga rispedito a casa lasciando alla sua famiglia tutti gli oneri che ne conseguono: organizzativi, psicologici ed economici”.

Lo stesso vale per quei casi in cui l’anziano ha un momentaneo peggioramento della sua condizione, tale da non giustificare un ricovero in reparti ospedalieri ad alta intensità di cura, ma neppure tale da consentirgli la permanenza nel proprio domicilio. “A questo servono le cure intermedie – sottolineano i sindacati - e la sanità lombarda del futuro dovrà caratterizzarsi con una diffusa presenza e accessibilità di posti letto a bassa e media intensità di cura, pienamente inseriti nelle diverse comunità territoriali della nostra Regione, garantiti dai Lea, che, come tali, non possono e non devono prevedere alcuna forma di compartecipazione (retta o ticket) a carico del destinatario e della sua famiglia”.

La seconda richiesta riguarda le Residenze Sanitarie Assistenziali (Rsa) presenti in modo diffuso in Lombardia con quasi 60.000 posti letto, che negli ultimi vent’anni hanno conosciuto una profonda modificazione della tipologia delle persone anziane che vi sono ricoverate, caratterizzata da una esponenziale crescente sanitarizzazione della condizione degli ospiti e della cura e assistenza ad essi prestate.

“A fronte di una realtà così profondamente mutata negli ultimi anni non è più giustificabile che la quota sanitaria riconosciuta per questi ricoveri sia ancora ampiamente sotto il 50% dell’intero costo di soggiorno, mentre le rette a carico delle famiglie sono cresciute a livelli ormai insostenibili - affermano si sindacati nella lettera -. La realtà che caratterizza oggi le cure prestate alla stragrande maggioranza degli anziani in Rsa, impone un urgente innalzamento della quota a carico del sistema sanitario regionale almeno al 70%, come chiedono da tempo anche i Comuni lombardi”.

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