Sanfilippo è tornato a Bergamo col fuoristrada sul carro attrezzi

Bergamo - Con il fuoristrada sul carro-attrezzi. Non è stato il rientro trionfale che avevo immaginato, ma non posso assolutamente lamentarmi se penso che i freni del Land Cruiser mi hanno totalmente abbandonato all’improvviso e non ho nemmeno un graffio come doloroso ricordo. Ripensandoci rabbrivisco. 
Mai dire mai, dall’Estonia avevo scritto che i problemi erano ormai esauriti, che la strada per l’Italia era ormai in discesa e invece in Repubblica Ceca, a 1.000 km da Bergamo, ecco la beffa che avevo tanto temuto nell’ultimo mese. Mi sono sentito un po’ come Santiago, il pescatore cubano del romanzo «Il vecchio e il mare» di Hemingway, che perde la sua pesca miracolosa per l’attacco degli squali dopo una fatica immane. Avevo riletto il libro in Guyana e mi aveva aiutato a non mollare quando lottavo nel fango senza differenziale anteriore. Ho ripensato al vecchio varcando di notte il confine italiano sul carro-attrezzi con il Toyota disarmato alle mie spalle.
Alla fine ho fatto la fine di Santiago. Ma non ho mai considerato Santiago uno sconfitto, così come io non mi considero sconfitto. Il raid non era una corsa folle a caccia di qualche record, ma un’esperienza di vita, ed è stata indimenticabile, anche se, beh sì, mi scoccia maledettamente non essere arrivato a Bergamo sulle mie quattro ruote. Il raid Bergamo-Bergamo si è così trasformato forzatamente in un Bergamo-Olomouc: 90.500 km percorsi in quattro continenti con il Land Cruiser più 5.200 km in Australia con una Hyundai Getz. In totale 419 giorni di avventure, in 41 Paesi, con il 418° fatale.


Il patatrac nella mattinata del 6 settembre. Il giorno prima avevo visitato i vecchi e scioccanti campi di concentramento tedeschi di Auschwitz e Birkenau in Polonia (nelle foto sopra, da sinistra a destra), in serata, già in Repubblica Ceca, mi ero accorto che i freni non funzionavano correttamente, ma era ormai tardi per ricorrere a un meccanico. Mi ero fermato a dormire a Olomouc per precauzione e mi stavo catapultando all’officina Toyota quando è stato sfiorato il dramma. Ho svoltato per fermarmi in un distributore e domandare informazioni, ma i freni non hanno assolutamente risposto: panico, c’erano molte persone e automobili nella stazione di servizio, per evitarli ho curvato e mi sono schiantato contro una palizzata di legno con le due ruote anteriori rimaste a mezz’aria.
Il responso dell’officina - dopo l’intervento dei vigili del fuoco per rimettere sulla strada il Land Cruiser - è stato impietoso: ha ceduto un pezzo di telaio posteriore che ha tranciato i tubicini dei freni. Strano, a Vladivostok il fuoristrada era stato revisionato e avevo controllato personalmente le condizioni del telaio. Evidentemente sono stati deleteri i 10.000 km macinati in 11 giorni per attraversare la Russia, anche se la strada non si era assolutamente rivelata terribile. Il costo della riparazione (4.500 euro) e principalmente la sosta ai box di una settimana (non c’erano i pezzi di ricambio) mi hanno indotto a rientrare con il carro-attrezzi. Il lavoro al giornale mi attendeva. Così ho viaggiato con un camionista ceco ascoltando le canzoni di Toto Cotugno in lingua slava. E dopo 24 ore sono sbarcato a Bergamo. Non come avrei sognato, ma tutto intero.

Marco Sanfilippo

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