Salvini e Maroni si chiariscono:
reddito di cittadinanza solo agli italiani

Chiarimento fra Matteo Salvini e Roberto Maroni sul progetto di «reddito di cittadinanza» proposto in Lombardia. «Abbiamo chiarito che può essere solo per i cittadini italiani che non possono essere reinseriti nel mondo del lavoro, che è una proposta ben diversa da quella dei grillini», ha sottolineato il segretario della Lega, che si è presentato con Maroni alla conferenza stampa alla conclusione del Consiglio federale in via Bellerio.

«Il reddito di cittadinanza studiato dal presidente Maroni per i lombardi non è una forma di assistenzialismo, ma un’importante risposta per tutte quelle fasce deboli che, anche nella nostra Regione, a fronte di una crisi grave e duratura, faticano ad arrivare a fine mese». Viviana Beccalossi, assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa del suolo di Regione Lombardia, interviene così nel dibattito sull’ipotesi di prevedere un reddito minimo e, in vista del vertice di maggioranza di martedì 19 maggio, si dice «sicura che il presidente Maroni saprà spiegare a tutte le forze che governano in Lombardia quanto sia necessario e urgente combattere le nuove e sempre più numerose fragilità sociali». «Lo ribadisco - conclude Beccalossi -: il presidente Maroni non ha nel dna politiche basate sull’assistenzialismo. Il reddito di cittadinanza della Lombardia avrà un punto fermo e imprescindibile: neanche un euro ai fannulloni o a chi pensa di poter contare su un privilegio».

«Domani (martedì, ndr) ci sarà il vertice con i capigruppo sul reddito di cittadinanza. Mi pare che ci siano tutte le condizioni perché ci debba essere un intervento: i dati che sono emersi dimostrano che c’è bisogno di questo intervento, che non è alternativo alle politiche attive del lavoro ma si affianca, perché ci sono cittadini lombardi che non possono rivolgersi alle politiche attive, penso ad un 70enne senza reddito, che non può certo seguire i corsi di formazione professionale, per cui a fianco alle politiche attive sul lavoro, in cui la Lombardia è Regione leader in Italia, voglio mettere una componente di sostegno al reddito per chi non arriva a fine mese». Lo aveva spiegato in mattinata Maroni, incontrando i giornalisti a margine dell’evento che ha avuto per protagonista il numero uno al mondo del tennis, Novak Djokovic.

«Sono in corso delle simulazioni - aveva continuato Maroni - per valutare le esperienze che già ci sono nei Paesi europei, che sono tante, per scegliere il meglio e adottarlo alla Lombardia, che ha una sua specificità». «Le risorse ci sono, il Fondo Sociale Europeo ci ha dato 970 milioni per le politiche attive e la lotta alla povertà, a cui possiamo aggiungere, se sarà il caso, anche delle risorse regionali - ha concluso Maroni -. Di tutto questo cominceremo a discutere da domani e faremo incontri con le parti sociali, con il volontariato e con i Comuni, per definire il modello lombardo di intervento».

Quanto all’ipotesi di una misura pari a 700 euro mensili, Maroni aveva replicato che si tratta solo di «una delle ipotesi, ma stiamo valutando» e allo studio «c’è anche un documento che hanno fatto le parti sociali, il reddito di inserimento sociale, a cui ha aderito anche la Conferenza delle Regioni qualche mese fa».

Riguardo la proposta del reddito di cittadinanza lanciata dal governatore della Lombardia Roberto Maroni, secondo il Pd lombardo «al momento l’unica certezza che abbiamo è che la maggioranza è divisa come su tutti provvedimenti più importanti in discussione in Regione Lombardia». «Il nostro giudizio - ha spiegato in una nota il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri - è sospeso in attesa di avere qualche elemento in più dalla Giunta su come intendono attuare questa misura». Misura che, hanno affermato i democratici lombardi «era ed è una nostra priorità inserita già nel programma elettorale». «L’importante è che non si prendano in giro i cittadini lombardi come accaduto con i ticket sanitari rivelatisi un flop», ha concluso Alfieri

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