Salviamo il Natale: l’essenziale è Gesù

Il messaggio natalizio del Vescovo, mons. Roberto Amadei, alle Diocesi.

Salvare il Natale - Il Natale è la festa cristiana più tradita nel suo ricco e profondo significato. È svuotato dalla fiera dei consumi,dalla riduzione a devozione superficiale e sentimentale, segnata da nostalgico ritorno al passato e all’infanzia. Sovente lo viviamo come una parentesi di bontà da chiudere in fretta perché la vita esige altri comportamenti. Per salvare il Natale, dono affidato ai cristiani per tutta l’umanità, occorre ritornare all’essenziale di questa festa e riconsiderarne le conseguenze per la vita personale e sociale.

Il Natale e la quotidianità

- Il Natale non è una bella favola ma il ricordo dell’evento più importante della storia e sul quale possiamo balbettare soltanto qualcosa. È l’inizio della vita di Gesù Figlio di Dio e Figlio di Maria. Nella quotidianità più semplice, in circostanze comuni e povere, Dio è divenuto uno di noi, in tutto simile a noi eccetto il peccato. È entrato definitivamente a far parte della famiglia umana condividendone le fragilità, le fatiche e le gioie. È venuto per cercarci uno per uno, per aprire il tempo all’eternità, per aprire il nostro cuore alla sua immensa capacità di amare, per liberarci dalla solitudine guidandoci verso ogni altra persona senza diffidenza e con rispettosa accoglienza, per riempire le nostre giornate con la speranza che va oltre la morte. Non c’è situazione umana che sia estranea a Gesù, che egli non conosca e non gli interessi. Il quotidiano è il luogo dove ci raggiunge per aiutarci a vivere l’esistenza secondo il suo stile, l’unico veramente e pienamente umano. Perciò anche le giornate più grigie sono importanti, appunto perché vi si costruisce la storia della salvezza, cioè il nostro cammino verso la vita piena con Dio e con i fratelli.

Il Natale e la dignità umana - Mai come oggi si è parlato dell’uomo, di rendere più umane le nostre città, l’economia, la politica, il mondo del lavoro. Forse, però, mai come oggi vediamo allargarsi le ombre della "disumanità". La maggior parte della popolazione non ha i mezzi per una vita degna dell’uomo. A questa povertà economica si aggiungono le ferite gravissime alla libertà inferte da governi di diverso colore politico, le tragedie e le distruzioni provocate dalle guerre e da terrorismo. I Paesi più ricchi, i nostri, stanno avvelenando l’ambiente rischiando di renderlo meno abitabile per gli uomini di domani. Nonostante il benessere economico vi sono molte miserie esterne e interiori: la solitudine, la disperazione, il vuoto del cuore, il vagare nella vita senza significato, lo sfruttamento delle donne e quello dei più disperati con il lavoro nero. Si parla della dignità dell’uomo ma tranquillamente ci si avvia sulla strada della manipolazione della sua nascita e della sua morte, senza chiedersi: chi è l’uomo? Che significato ha l’esistenza umana? Il Natale parla di un Padre"amante della vita" che non diminuisce l’uomo ma lo innalza a dignità altissima; non è un sovrano che domina l’uomo ma è servo umile, rispettoso e tenace che offre ad ogni persona la possibilità di vivere, ora e sempre, una relazione filiale con lui. Perciò ci consegnala possibilità e il compito di collaborare con lui per difendere e promuovere questa dignità in noi e negli altri. Tale impegno è possibile perché con noi è sempre operante la stima e la cura di Dio per l’uomo. È una presenza che dona forza e luce alle nostre debolezze e paure. È doveroso perché il Natale afferma che la dignità dell’uomo non sta nella carriera brillante, nella prepotenza, nel guadagno, nel ripiegarsi su se stesso, ma nel prendersi cura, con e come Dio, della causa dell’uomo, vicino o lontano che sia. L’indifferenza di fronte agli attentati all’uomo è connivenza, è uccidere l’umanità in noi e negli altri.

Il Natale e la solidarietà - Diventa sempre più evidente lo stretto vincolo che lega tra loro gli uomini; ci sentiamo tutti nella stessa barca, nel bene e nel male, nella speranza e nella disperazione. Dio attraverso Gesù è entrato in questa solidarietà per consolidarla, per aprirla su orizzonti nuovi, per donarle speranza. È venuto per ricordarci che la libertà non è soltanto un bene personale, ma è un bene per tutti, così è per il lavoro, per il pane, per la partecipazione responsabile alla vita pubblica, per ogni altro bene. In Gesù Dio si condivide con l’umanità e con le singole persone, indicando e rendendo possibile la strada dell’autentica e duratura pace, della salvezza dell’umano presente in noi e negli altri. È quella percorsa da lui: la strada dell’accoglienza, della stima, del dialogo, del sentire come nostre le sofferenze e le gioie altrui; è la strada indicata dalla convinzione che il supremo valore non è la libertà del più forte ma l’affermazione che ogni uomo ha diritto a libertà e dignità, ha diritto all’aiuto di tutti per conquistarle. In Gesù pure noi abbiamo la possibilità di percorrerla ogni giorno con coraggio e speranza, perché egli, fedele alle sue promesse, non ci lascerà soli e salverà ogni nostro sforzo per dilatare la solidarietà. Perciò il Natale dovrebbe creare in noi uno sguardo nuovo sugli altri, quello che fa riconoscere una profonda fraternità con tutti, che sa farsi carico degli altri e del cammino comune. Quello che c’impegna non soltanto a reclamare i cambiamenti negli altri e nelle istituzioni, ma a realizzarli in noi e nelle nostre opere. Tale sguardo aiuta a non confondere la dignità umana esclusivamente con il diritto alla nostra sicurezza, al godimento individualista del benessere raggiunto con il proprio sudore, ma sovente anche con quello più pesante degli altri. La dignità dell’uomo sta nell’impegno a far crescere in noie nella società l’attenzione solidale a tutti, specialmente ai più deboli, ai poveri, agli emarginati qualunque sia la loro provenienza. Impegno a lottare contro il dilagante costume di "premiare" i furbi che, pensando ai propri interessi, si sottraggono al grave dovere di collaborare al bene comune rispettando le leggi, anche quelle fiscali. Non dimentichiamo che anche questi sono attentati gravissimi alla sicurezza della società e alla solidarietà; sono ferite profonde all’uomo presente in noi e in ogni altro; sono ostacoli sul cammino verso la vera pace che non può esistere senza la partecipazione di tutti ai beni essenziali.

Un impegno continuo - Alcune calamità naturali hanno messo in luce la solidarietà presente nel cuore del nostro popolo. Voglio sottolineare con gioia e riconoscenza questo slancio generoso;desidero assicurare la mia vicinanza a coloro che sono duramente colpiti da questi eventi e promettere loro che non li abbandoneremo. Però è pure doveroso ricordare che la solidarietà non può essere solo una parentesi riservata agli eventi eccezionali, ma deve divenire prassi quotidiana, stile e scelte di vita, modo di pensare e di guardare persone e quotidianità. Soltanto così la ricchezza del Natale può permeare e rinnovare la società e dare speranza al cammino dell’intera famiglia umana. Parlando dell’impegno quotidiano per la dignità dell’uomo e per la solidarietà aperta a tutti, non ci siamo allontanati dal Natale. Anzi. Dopo Betlemme Dio lo si può incontrare soltanto nell’uomo concreto, specialmente quando è nella povertà. Povertà da lui condivisa per proclamare la sua condanna dei sistemi sociali, politici ed economici che producono queste situazioni disumane. D’altra partesi può conoscere e incontrare l’uomo nella totalità della sua dignità e ricchezza soltanto se lo si vede abitato dalla presenza tenera e fedele di Dio misericordioso. Il Natale, perciò, ci ricorda l’urgenza della conversione al vero volto di Dio senza del quale è problematico salvare l’uomo. Richiama pure la necessità della conversione verso l’uomo assumendo lo stile del Bambino di Betlemme; senza questa conversione è impossibile incontrare l’unico vero Dio. Buon Natale a tutti, in particolare ai sofferenti, ai disperati, a coloro che, anche per il nostro egoismo e indifferenza, vivono faticando a capire la dignità e la ricchezza della vita umana. Il Natale ci avvicini a loro con stile del Bambino di Betlemme. Buon Natale anche alle popolazioni colpite o minacciate dalla guerra. Preghiamo perché gli uomini si convincano che la guerra non risolve i problemi, anzi li aggrava con la morte e le ferite inferte alle persone (soprattutto agli innocenti)e ai beni fondamentali del vivere umano, e seminando nei cuori odio e desiderio di vendetta.

Mons. Roberto Amadei

Vescovo di Bergamo

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