«Salvato grazie a rapidità e mezzi»
Il cestista aveva problemi d’aritmia
Era una serata di vena per Simone Lorenzi, quella di venerdì. Una di quelle in cui, come si dice in gergo, aveva la «mano calda». Il playmaker classe 1989 aveva da poco realizzato il terzo tiro da tre su altrettanti tentativi, prima di crollare al centro del campo.
Era una serata di vena per Simone Lorenzi, quella di venerdì. Una di quelle in cui, come si dice in gergo, aveva la «mano calda». Il playmaker classe 1989, punto di forza della neopromossa formazione azzanese, aveva da poco realizzato il terzo tiro da tre su altrettanti tentativi, prima di chiedere il cambio e crollare al centro del campo.
Fortunatamente in panchina con la formazione di casa c’era il dottor Fabrizio Centonze, medico specialista in cardiologia che compresa immediatamente la gravità della situazione, gli ha praticato subito un massaggio cardiaco, supportato da altri tre medici: Paolo Ghislanzoni, Antonio Tallarita e Luisa Coppolino, genitori di atleti della formazione lecchese del Pescate, avversaria di turno. Per oltre mezz’ora, in attesa dell’arrivo dell’autoambulanza, sono stati loro a praticare le necessarie terapie d’urgenza.
Quando Simone è giunto all’ospedale Bolognini di Seriate, i sanitari del reparto di Rianimazione hanno constatato che l’intervento dei medici aveva permesso la continua irrorazione di sangue, e hanno quindi procedendo all’intubazione e alla sedazione per stabilire una situazione di coma farmacologico. L’analogia con il caso del calciatore Piermario Morosini è evidente nella dinamica, anche se, fortunatamente il modo in cui il caso è stato trattato e il conseguente epilogo paiono completamente diversi.
In passato, Simone aveva già evidenziato problemi di aritmia cardiaca, che l’avevano costretto alla sospensione dell’attività agonistica per un’intera stagione cinque anni or sono. Una serie di visite specialistiche, anche con luminari di livello mondiale, gli erano poi valse il via libera per la ripresa dell’attività.
Il dottor Fabrizio Centonze - cardiologo all’ospedale consortile di Treviglio Caravaggio, dove ha avuto in cura anche un’icona del basket trevigliese e nazionale come Alberto Mattioli - raggiunto telefonicamente ha tenuto da parte sua a sottolineare che «è stato fondamentale poter intervenire prontamente e con i mezzi adeguati».
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