Dodici richieste di rinvio a giudizio a chiusura dell’inchiesta che fece finire nei guai Stefano Rossattini, l’ex direttore generale degli Ospedali Riuniti di Bergamo, coinvolto in un presunto giro di tangenti. Il pubblico ministero Paolo Salvatore ha chiesto il rinvio a giudizio per lui e per altre 11 persone: oltre a Rossattini, l’architetto Benvenuto Bonacina; il medico di base Marianno Franzini e la moglie Lucia Tosini; il manager Ferruccio Piazzoni; gli industriali Romano, Selene e Giuseppe Bartolini; un loro referente, Antonio Notaro; la pubblicista Emanuela Lanfranco, Monica Pontiggia, a sua volta referente di una società; e infine il dottor Giancarlo Borra. Il pm ha poi stralciato la posizione di altri indagati (tutte posizioni minori), per i quali è ha chiesto l’archiviazione delle accuse.
Le accuse contestate – a vario titolo – vanno dalla corruzione al favoreggiamento personale. Rossattini avrebbe ricevuto denaro (in totale gli inquirenti parlano di oltre 150 mila euro) da imprenditori e professionisti garantendo loro, in cambio, l’aggiudicazione di appalti, convenzioni e consulenze, soprattutto nel periodo in cui era a capo dell’Azienda sanitaria locale (Asl): è il caso – stando alle imputazioni – dell’architetto Bonacina, dei coniugi Franzini, referenti di un centro di radiologia e fisioterapia di Gorle, degli industriali Bartolini della «Falck ambiente» (e del loro referente, Notaro) e del manager Piazzoni.
Diverso il ruolo che aveva, secondo l’accusa, la pubblicista Lanfranco: secondo gli inquirenti era la donna, esperta in pubbliche relazioni, a fare da interfaccia tra Rossattini e il mondo imprenditoriale; Monica Pontiggia, quale referente di una società, avrebbe ottenuto la gestione di un convegno sulla cura del cuore.
Infine la posizione di Borra: è accusato di favoreggiamento personale per aver detto a Rossattini, ancora sotto inchiesta, di fare attenzione quando parlava al telefono di certe cose, visto che era indagato.(06/10/2005)
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