Cronaca
Giovedì 01 Settembre 2016
Roma, il Campidoglio perde i pezzi
Dimissioni a catena: cinque in un giorno
Come un castello di carte in un solo giorno il Campidoglio perde pezzi decisivi nel suo scacchiere.
Le dimissioni del superassessore al bilancio - patrimonio - partecipate Marcello Minenna, seguito alla revoca dell’incarico al capo di gabinetto Carla Raineri, si sono trascinate dietro anche quelle del neo vertice Ama, ovvero dell’amministratore unico Alessandro Solidoro, nome caldeggiato proprio da Minenna per sostituire Daniele Fortini. E in Atac il vertice getta la spugna dopo lo scontro con l’assessore ai trasporti Linda Meleo: giovedì 1° settembre hanno formalizzato le dimissioni il dg Marco Rettighieri e l’amministratore unico Armando Brandolese.
Insomma per la capitale potrebbe essere un settembre nero con una nuova emergenza rifiuti, dopo quella estiva, e un caos trasporti col parco bus messo a dura prova dai continui guasti e mezzi vecchi e vagoni della metro contati. La riunione di maggioranza in Campidoglio, un vero «gabinetto di guerra», stamani ha avuto come parola d’ordine «sostituire tutti e subito». Perché il rischio è quello di un’implosione dei servizi pubblici che nessuno, né la città né la politica, si può permettere.
L’effetto-Minenna così arriva come una tempesta perfetta in un momento già durissimo per le partecipate. Solidoro fa sapere che «dopo le dimissioni dell’assessore al bilancio per l’incarico affidatomi non ci sono più le condizioni». E così dopo appena un mese scarso lascia. Anche per il vertice Atac sono «venute meno le condizioni» e così Marco Rettighieri, direttore generale chiamato dall’allora commissario Tronca a rimettere in sesto la disastrata azienda dei trasporti capitolina, va via assieme all’amministratore unico Armando Brandolese. «Una delle ragioni che mi ha spinto a lasciare nasce da un’intromissione che non mi ha fatto piacere; da una lettera ufficiale che l’assessore Meleo ha indirizzato a Brandolese e me in cui si intromette in affari di una società, anche se partecipata. È una palese violazione delle regole del buonsenso ed è la goccia che ha fatto traboccare il vaso», ha spiegato Rettighieri in una conferenza stampa congiunta con Brandolese.
Uno spoil system targato M5S fatto di porte sbattute quello che sta attraversando le aziende capitoline, perché i manager se ne vanno non senza essersi tolti sassolini dalle scarpe. Un po’ come fece Daniele Fortini, l’ex presidente Ama che lasciò dopo un durissimo scontro con l’assessore di riferimento Paola Muraro. Il management di Atac in effetti è reduce da una querelle pesante con la responsabile dei trasporti Linda Meleo sulle cifre relative ai convogli della metro A che dovrebbero circolare entro metà settembre, «non saranno il 95% come dice Raggi ma l’85% ovvero 28», e sui 18 milioni stanziati dalla giunta Raggi che «non sono ancora disponibili perché nessun bonifico è stato effettuato da Roma Capitale verso Atac».
Non solo: nella missiva di fuoco Rettighieri ha anche stigmatizzato delle «interferenze esterne» sulla gestione del personale in Atac. Tutte accuse respinte al mittente. Tra le ragioni che hanno spinto Brandolese a lasciare, spiega lui stesso in conferenza, è stata la posizione del Campidoglio «del tutto contrario» al piano industriale elaborato dai vertici Atac. «Questo ci ha messo in crisi perché il piano non era sostenibile», sottolinea l’ex amministratore.
Ora M5S è alla ricerca di sostituti e il presidente della commissione trasporti Enrico Stefano, ostentando sicurezza nel giorno delle «stelle cadenti» - come i maligni hanno ribattezzato questo 1° settembre - dice: «troveremo subito il nuovo management, si tratta di giorni non di settimane». Ma l’incubo di un settembre nero sui fronti più duri della trincea capitolina, rifiuti-trasporti, resta.
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