Cronaca / Valle Cavallina
Lunedì 13 Gennaio 2014
Risse, la mamma di Eleonora:
«Il suo gesto è forse stato vano?»
«Ma è stato forse vano il gesto di Eleonora? A volte me lo domando». Così, in un’amara lettera al nostro giornale, Mariella Armati, la mamma di Eleonora Cantamessa dopo l’ennesima rissa fra indiani. «Mi sento delusa. Le risse continuano, il pericolo pure».
«Ma è stato forse vano il gesto di Eleonora? A volte me lo domando». Così, in un’amara lettera al nostro giornale, Mariella Armati, la mamma di Eleonora Cantamessa dopo l’ennesima rissa fra indiani. «Mi sento delusa. Le risse continuano, il pericolo pure».
Mentre dopo quasi quattro mesi dal giorno dell’omicidio, nei prossimi giorni potrebbe essere eseguita l’autopsia sul corpo di Baldev Kumar, l’indiano morto a Chiuduno insieme alla ginecologa Eleonora Cantamessa che si era fermata a soccorrerlo dopo una rissa in strada, la mamma della dottoressa ha rotto il silenzio. Lasciamo spazio alle sue parole.
La lettera
«Gentilissimo direttore, come prima notizia, questa mattina (domenica, ndr), ho appreso dell’ennesima rissa tra indiani, a poca distanza dal luogo dove la mia Eleonora, in un gesto generoso, umano e privo di ogni pregiudizio, ha dato la vita quattro mesi fa.
Al mio dolore, che per l’assenza di Eleonora diventa sempre più grande man mano che il tempo passa, se ne aggiunge altro.
Ma è stato forse vano il gesto di Eleonora? A volte me lo domando.
Per quell’indiano morente non ha potuto fare nulla, se non morire insieme a lui per mano di un altro indiano. Dalle testimonianze seguite alla sua morte ho sperato, e non voglio venir meno nella speranza, che il suo gesto avesse dato almeno altri frutti: un insegnamento, un esempio, un motivo di riflessione per tutti.
Mi sento delusa. Le risse continuano, il pericolo pure, ma soprattutto i nostri cari Marò sono ancora trattenuti in India e, a quanto apprendo dalle ultime cronache, rischiano la pena di morte.
Ma che altro aspettiamo a dire CONCRETAMENTE “GRAZIE” a Eleonora? Un “grazie” che deve venire non solo dai commenti, dall’emotività, dalle cerimonie, dai discorsi, ma da ATTI CONCRETI. Devo forse andare personalmente in India a riferire del gesto di mia figlia, del suo sacrifico e del nostro dolore?.
Devo io personalmente insegnare a costoro il rispetto, l’accettazione delle regole di convivenza, la reciprocità dell’amore? La mia parte credo di averla già fatta diffondendo - sia pure nel dolore - un sentimento di umanità e di perdono. Ora fermiamo la violenza: ad ogni latitudine!.
Con i miei migliori saluti».
Mariella Armati Cantamessa
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