È sempre più ghiotto e, ormai, sembra aver preso la cittadinanza bergamasca. «JJ5», l’orso bruno, ha colpito ancora. E, stavolta, sbranando - tutte in una notte - sedici pecore di un nutrito gregge che, in questi giorni, sta pascolando, guidato da un mandriano della zona, sopra Valcanale di Ardesio, a 1.800 metri di quota in località Corna Piana. Ma se il sindaco di Ardesio, Antonio Del Bono, si dice preoccupato per l’ennesima incursione del plantigrado, auspicando un maggiore controllo da parte degli organi preposti, pronta è la risposta del responsabile del Servizio faunistico provinciale.«Nessun allarmismo - ribadisce Giacomo Moroni - anche perché “JJ5” continua a essere monitorato nei suoi spostamenti dagli agenti del Corpo di polizia provinciale insieme al Corpo forestale dello Stato». «Piuttosto - sottolinea il responsabile del Servizio faunistico provinciale - pare che quest’orso si sia davvero affezionato alla Bergamasca. Lo dimostrano gli oltre due mesi in cui l’orso bruno, partito dal Parco dell’Adamello, ha raggiunto la nostra provincia e ormai sembra essere del tutto intenzionato a stabilirsi qui, nel Parco delle Orobie». Perché ne è così sicuro? «Da quando è entrato in Lombardia - sottolinea ancora Moroni - la maggior parte del suo tempo l’ha trascorso proprio nella nostra terra. “JJ5”, non troppo tempo fa, è stato ancora avvistato da un nostro agente mentre faceva il bagno nella pozza per l’abbeverata dei bovini vicino a un alpeggio, sul Monte Ortighera, in comune di Lenna . E nonostante pensassimo che nel suo girovagare tornasse in Valtellina, dov’era stato segnalato più volte, abbiamo invece constatato che ha compiuto un percorso circolare tornando ancora a Valcanale».Per il responsabile del Servizio faunistico della Provincia il fatto che l’orso sia tornato sui suoi passi «è un segnale chiaro: evidentemente qui l’orso ha trovato una natura, in termini di biodiversità, che dimostra di essere in grado di ospitare, appunto, il più grosso carnivoro europeo. E se ha scelto di abitare sulle Orobie bergamasche è perché trova rifugio e alimentazione in abbondanza. E questo, per noi, è un dato straordinario che ci fa ricredere sul territorio delle nostre Orobie dalle risorse naturali spesso, purtroppo, sottovalutate». «La presenza del plantigrado - rimarca Moroni - può rappresentare, a distanza di due secoli, un’opportunità per le nostre montagne purché venga opportunamente gestita».In che modo? «Anzitutto attraverso una campagna di informazione sulla sua presenza che non rappresenta alcun pericolo per gli esseri umani. La prova è che negli ultimi cento anni non si ha avuto un solo caso di attacco dell’orso all’uomo. Tantomeno in Trentino o in Abruzzo dove storicamente è da sempre presente. In secondo luogo attraverso un rapido indennizzo alla zootecnia e alla apicoltura. Perché l’unico danno che può recare questo animale è agli ovini e agli alveari. A questo proposito proprio oggi (ieri, ndr) l’ente Parco delle Orobie bergamasche ha stipulato un’apposita polizza assicurativa per l’indennizzo dei danni prodotti da predazione dei grandi carnivori: quindi lupo, orso, lince il cui avvento sulle Orobie è agli albori. Ma anche la Regione, direzione generale Qualità dell’ambiente, sta portando a termine un’altra copertura assicurativa». In che modo si può ottenere? «L’allevatore o l’apicoltore che subisse danni dall’orso deve dare immediata notizia alla centrale operativa del Corpo di polizia provinciale (contattando il numero verde 800.350.035) per rendere possibile un sopralluogo nelle 24 ore successive. Indispensabile - sottolinea Moroni - per accertare l’entità e la natura del danno così da avviare la procedura. La segnalazione può essere fatta anche al Corpo forestale dello Stato». «Su questo plantigrado - ricorda ancora Moroni - c’è un progetto promosso e sostenuto dall’Unione Europea. L’orso bruno è una specie particolarmente protetta in Italia e sulla lista rossa delle specie di particolare tutela da parte dell’Unione Europea». Ogni segnalazione di avvistamento o danni dell’orso, di volta in volta, vengono trasmessi alla Regione e al Parco Adamello Brenta che è stato il promotore del progetto «Life Ursus» per la salvaguardia del plantigrado bruno e la ricostituzione di una sua popolazione sulle Alpi centrali. Si invitano quindi tutti gli escursionisti, nonché fungaioli, alpinisti e cacciatori che avvistino l’orso, o riscontrino una sua traccia di presenza a contattare la Provincia. (05/08/2008)
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