Rette delle mense, aumenti del 15%

Da settembre la quota pasto passa da 4 a 4,60 euro. Gara in corso per il servizio Il Comune: cibi biologici e in caso di assenza niente obbligo di pagamento del 50%

Chiuso il capitolo degli asili nido, potrebbe aprirsi quello delle mense scolastiche. Da settembre si annunciano aumenti delle rette. Ad accorgersene i genitori, che quando si tratta di bilancio familiare hanno gli occhi lunghi. E, fatti due calcoli, hanno segnalato la poco piacevole novità che li attende al rientro dalle vacanze.

«Uno dei miei figli – racconta Nicola Nava, un papà – ha portato a casa un volantino in cui, tra le righe, oltre a descrivere l’efficacia del servizio, si presentano gli aumenti dal prossimo anno scolastico. Si tratta di un rialzo di circa il 27%». E c’è di più, dato che di bambini il signor Nava ne ha ben tre, due alle elementari e il terzo in procinto di passare alla materna: «La riduzione del 30% che veniva garantita a partire dal secondo figlio frequentante la mensa – aggiunge – varrà solo su una parte della quota da pagare e non sul totale, come è sempre avvenuto. In pratica con tre figli, in un mese standard, mi troverò a versare 260 euro contro i circa 200 previsti finora. Dov’è la tanto sbandierata attenzione alla famiglia?». Il nuovo tariffario è stato oggetto anche di analisi da parte del Comitato genitori cittadino, che ha chiesto ragione in una lettera a Palafrizzoni, rimasta ancora senza risposta.

L’assessore all’Istruzione Silvana Nespoli non nega gli aumenti, anche se corregge le cifre e le motiva con l’attenzione per la qualità dei 4.200 pasti giornalieri erogati nelle scuole comunali. «Il ritocco – spiega l’assessore – è legato alla scadenza dell’appalto e alla nuova gara in corso per assegnare il servizio. Sono 20 le aziende ammesse che devono presentare l’offerta entro giugno. Inoltre i costi erano fermi da otto anni, molto più bassi della media lombarda, da adeguare anche rispetto all’introduzione di cibi biologici più sani ma anche più cari». Bergamo, per ora, rimane invece esclusa dal progetto della Regione «Ortocircuito», della Regione: prevista negli istituti l’installazione di distributori che, al posto delle tradizionali merendine, erogheranno frutta e verdura confenzionate. L’esperimento, in autunno, partirà da Milano e Cremona, «per combattere il sovrappeso e l’obesità nell’età scolare, che colpisce il 35% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni», annuncia l’assessore lombardo all’Agricoltura Viviana Beccalossi.

Tornando alle mense, la quota pasto da settembre - per materne, elementari e medie - passa da 4 a 4,60 euro, Iva esclusa, fissa al 4%. «Con un aumento del 15%», precisa l’assessore, aggiungendo: «Pur con la necessità di rivedere i costi, abbiamo cercato in tutti i modi di favorire le famiglie». Con due innovazioni. Prima: «Rispetto all’anno scorso abbiamo tolto l’obbligo di pagare il 50% del pasto anche in caso di assenza del bambino, da sempre criticato dai genitori. Al suo posto abbiamo introdotto la quota fissa di 10 euro». Seconda: «Col nuovo sistema forfettario, al posto del pagamento mensile, l’alunno che si serve della mensa solo una o due volte alla settimana può pagare in 3 o 4 rate, con un risparmio di 82 euro (un giorno, da 262 a 180 euro annuali) o di 74 euro (due giorni, da 434 a 360)».

E per le famiglie numerose? «La riduzione del 30% sul secondo figlio – risponde – si applica alla quota pasto di 4,60 euro - che è comunque la più grossa e varia dai 95,68 euro mensili per i cinque giorni alla settimana ai 57,41 per i tre - e non su quella fissa di 10 euro». Il rapporto qualità-prezzo avrà convinto i genitori? Intanto c’è da augurarsi che le opposizioni non impugnino la «questione mense», dopo i 300 emendamenti della Lega sugli asili nido, finiti, dopo due Consigli-fiume, in un nulla di fatto.

(27/05/2005)

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