Vent’anni di carcere. È la sentenza emessa oggi dal tribunale di Bergamo, che ha condannato Pasquale Forti, il calabrese di 55 anni, finito a processo per il sequestro di Nicoletta Moretti, la figlia dell’ex re dei mangimifici rapita davanti a casa il 9 giugno del 1986 e rilasciata a Caponago nel novembre dello stesso anno.Il pubblico ministero, Enrico Pavone, aveva chiesto 22 anni per Forti, che era già finito sotto inchiesta per il rapimento della donna, ma nel 1994 era stato prosciolto dal gip per mancanza di gravi indizi. Il caso era però stato riaperto nel 2006, dopo che alcune impronte, ritrovate su un sacchetto della spesa che era all’interno della Bmw usata per il rapimento, erano state inserite nel sistema Afis, la banca dati elettronica del ministero degli Interni che ai tempi del sequestro non esisteva. Il cervellone elettronico aveva abbinato le impronte al nome di Pasquale Forti, che era così finito nuovamente sotto inchiesta con l’accusa di sequestro di persona allo scopo di estorsione.Il pm Pavone, partendo da una pena base di 28 anni, era sceso a 22 riconoscendo a Forti le attenuanti generiche. La sentenza di primo grado ha confermato che quell’impronta è da ritenersi una prova più che valida, anche a 22 anni di distanza.(21/07/2008)
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