Raffaele e Marika, chiuso il presidio
La Caritas si attiva, riaperta la trattativa
Dopo alcuni giorni di mobilitazione, con un presidio permanente davanti al Municipio di Treviglio, è arrivata la bella notizia per gli attivisti anti-sfratto. L’Amministrazione comune ha infine deciso di riaprire la trattativa per trovare una soluzione alla emergenza abitativa di Raffaele, Marika e del piccolo Arturo.
Raffaele e Marika sono una coppia di ventenni con un figlio di appena 2 anni che sono stati sgomberati venerdì scorso dall’alloggio dove abitavano, in via IV Novembre. Entrambi i ragazzi sono disoccupati.
L’Amministrazione di Treviglio aveva rifiutato di prendersi carico della giovane coppia, invitandoli a ritornare presso i loro rispettivi nuclei famigliari. Una decisione impensabile a causa della grave condizione di precarietà che attanaglia anche i genitori dei due ragazzi.
Per queste ragioni Raffaele e Marika si erano accampati davanti al Municipio per protestare contro l’immobilismo dell’Amministrazione. Gli attivisti dell’Unione Inquilini sono da subito intervenuti a sostegno della lotta dei due giovani.
La Caritas di Treviglio si è interessata della situazione dei due giovani. Questo intervento, insieme alla mobilitazione, ha permesso la riapertura di un tavolo di trattativa che sta studiando un progetto di sostegno che possa permettere ai due ragazzi di uscire dalla precarietà abitativa ma anche lavorativa.
Soddisfatto Fabio Cochis, Unione Inquilini, è soddisfatto: «È la vittoria della solidarietà contro la disperazione e la solitudine determinata dalla crisi economica - spiega -. L’unico rimpianto è che ancora una volta il Comune di Treviglio interviene quando una famiglia è gia stata sbattuta in strada. Pensiamo che si debba smetterla di alzare le mani dichiarandosi impotenti. Vogliamo che il Prefetto di Bergamo e l’Amministrazione comune assumano i provvedimenti necessari secondo le rispettive competenze: la graduazione dell’esecuzione (il blocco) degli sfratti e la sistemazione delle case popolari chiuse perché prive di manutenzione perché vengano assegnate alle famiglie colpite dalla crisi».
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