Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 14 Dicembre 2011
Quartieri in città, ecco San Paolo
Qui servizi e parrocchia sono tutt'uno
È una zona privilegiata, una zona di condomini di medie dimensioni, nata
negli Anni Sessanta. Un quartiere recente, che come unico punto di riferimento ha la parrocchia: nel caso di San Paolo l'identificazione fra quartiere e parrocchia è completa.
È una zona privilegiata, una zona di condomini di medie dimensioni, nata negli Anni Sessanta come altri quartieri della città, come Valtesse Sant'Antonio, come Monterosso, come Conca Fiorita. Un quartiere recente, privo di un nucleo di case popolari, che come unico punto di riferimento ha la parrocchia: nel caso di San Paolo l'identificazione fra quartiere e parrocchia è pressoché completa.
Le strutture parrocchiali di San Paolo sono grandi, articolate, in grado di offrire ad anziani, bambini, ragazzi una serie di opportunità. Dice il parroco, monsignor Alessandro Locatelli: «Il nostro è un quartiere-non quartiere, nel senso che l'identità non ha a che vedere con un nucleo storico o con particolari storie o strutture del territorio se non la chiesa e l'oratorio. Dal punto di vista del territorio, San Paolo è nato in una zona intermedia fra centro e periferia, ha assorbito una parte di Loreto, un'altra di Sant'Alessandro in Colonna e magari un pezzo di Santa Lucia. Se non ci fossero state le strutture parrocchiali, l'identità San Paolo forse non sarebbe mai nata: una parte della popolazione si sarebbe sentita di Sant'Alessandro, un'altra di Loreto... La nostra fortuna è stata avere realizzato delle strutture all'altezza delle esigenze grazie a un sacerdote dalla tempra eccezionale, don Mario Frosio che fu parroco per trentadue anni. Don Mario andava in tutte le famiglie, bussava e diceva: vi annuncio che da oggi fate parte della parrocchia di San Paolo».
A San Paolo, chiesa, oratorio, asilo, scuola media e scuola elementare sono pressoché comunicanti. Un vero polo della gioventù che diventa momento fondamentale di aggregazione.
Per saperne di più leggi le due pagine su L'Eco di Bergamo del 14 dicembre
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