Processo ultrà, il giorno di Belotti
«Il mio ruolo? Solo un mediatore»

«Il mio ruolo con gli atalantini e la curva? Solo quello di mediatore». Così il segretario provinciale della Lega Nord, Daniele Belotti, ascoltato come testimone al maxi processo sul tifo violento.

Rispondendo al fuoco di fila delle domande del pm Carmen Pugliese, Belotti non sì è tirato indietro. «Sono nato prima atalantino - ha detto -, poi sono diventato leghista. Ma la Curva non è mai stato un mio bacino di voti: lì non ho mai fatto propaganda elettorale».

Nel corso della mattinata - la testimonianza è durata poco più di un’ora - il segretario del Carroccio ha più volte ribadito che il suo era un «ruolo da pompiere», per spegnere gli animi. È vero che il ministero dell’Interno ha sempre usato il pugno duro, ma ha anche tenuto aperta la porta del dialogo. E Belotti ha più volte ribadito che è stata la stessa Questura di Bergamo a coinvolgerlo tante volte proprio in questo ruolo di mediatore.

Quanto alla Berghèm Fest, agli incendi e a tutto quello che ne è seguito, il segretario della Lega ha precisato che si trovava dietro il palco, come esponente politico, e quindi non ha avuto possibilità di vedere.

Come non ha avuto possibilità di vedere anche la fidanzata di Claudio «Bocia» Galimberti, anche lei ascoltata nel corso della mattinata. Era all’interno della festa per distribuire volantini che spiegavano i motivi della protesta. Nel corso della testimonianza ha preso le distanze dai fatti, e ha confermato di essere contraria alla violenza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA