Premio Bergamo al bergamasco
Roberto Tiraboschi

Smentito il detto nemo propheta in patria. Un bergamasco ha vinto il Premio nazionale di narrativa Bergamo. Roberto Tiraboschi, con Sonno (edizioni e/o) si è aggiudicato la XXV edizione della manifestazine, con un distacco netto. Più del doppio dei voti rispetto al secondo classificato, 57 voti sui 141 complessivi. Seguono Mauro Covacich, con Prima di sparire (Einaudi), 28 voti; Carlo D'Amicis, con La guerra dei cafoni (minimum fax), 21; Franco Arminio, Vento forte tra Lacedonia e Candela (Laterza), 18; Cosimo Argentina, Maschio aduto solitario (Manni), 17. Tiraboschi si è imposto presso tutte le categorie dei votanti: scuole (11 voti), biblioteche (9), associazioni culturali (3), giurati under 25 (10), e over 25 (24).

È piaciuto, insomma, un po' a tutti. Bisnipote di Antonio, cui intitolata la biblioteca di via San Bernardino dove si sono svolti gli incontri con gli autori (ma nemmeno lontano parente del grande Girolamo, primo «vero» storiografo della letteratura italiana), Tiraboschi è originario dell'alto Sebino, sopra Lovere. Ha studiato al «Sarpi», poi a Milano, infine si è trasferito a Roma, ove attualmente vive e lavora. È noto soprattutto come sceneggiatore: ultima sua fatica Pa-ra-da di Marco Pontecorvo (2008), in questi giorni in corsa per il David di Donatello. Prima ricordiamo Padre e figlio di Pasquale Pozzessere (1994), Un'anima divisa in due (1993) e L'aria serena dell'ovest (1989) di Silvio Soldini.

Questo Sonno racconta l'inquietante vicenda del professor Gregorio Morganti, che, da quando è morta la donna che amava, Eleonora, trovata annegata in pochi centimetri d'acqua, vive tormentato dall'insonnia e in balìa di fenomeni difficilmente spiegabili. Sempre per e/o Tiraboschi aveva pubblicato Il romanzo di formazione o Bill.Dung.Sroman (2007) e Sguardo 11 (2005). È anche autore teatrale.

Lo spoglio dei voti si è svolto il 23 aprile pomeriggio, al Centro di formazione Ubi Banca. Il punto di cronaca più saliente, in tema di premi letterari, lo ha toccato subito il presidente dell'Associazione Premio Bergamo, l'avvocato Massimo Rocchi (che ha poi dato pubblica lettura delle schede): «Quest'anno i premi letterari, dal Grinzane allo Strega, hanno avuto grossi problemi. Questo non è detto che faccia male a tutta la categoria. Anzi, ai premi specchiati, come il nostro, può fare bene, tanto più evidenziando, per contrasto, la virtuosità della manifestazione. Che ha budget assai più modesti, ma larga risonanza». È stata già pubblicata, in materia, ha ricordato Rocchi, una lettera su un quotidiano nazionale, dando risposta alle tesi di Ivan Cotroneo che aveva dichiarato, in generale, l'inutilità dei premi. «Non è vero», ha replicato il presidente, «non tutti i premi sono inutili. Il nostro, per esempio, ha il merito di avvicinare i giovani, le scuole, alla letteratura, organizzando anche laboratori di lettura che hanno goduto di seguito e apprezzamento».

La vittoria di Tiraboschi? «Meritata», in sintesi, secondo Lucio Klobas, fondatore del Premio e membro del comitato scientifico. «Anche se qualche perplessità il libro la desta: è complicato, anche perché abbraccia diverse discipline, tra cui psicoanalisi e sociologia. Tiraboschi però conduce con maestria questi diversi fili, verso un finale che è, rispetto alle battute iniziali, un capovolgimento del gioco letterario. Un finale noir. Ma di un noir particolare, non predestinato, non preconfezionato, che si inserisce bene nella trama. Per fortuna, visto che del noir solito, "classico", non ne possiamo più». «Noi della giuria - ci dice ancora Klobas - rischiamo nel segnalare testi di autori bergamaschi. Poi ci viene rinfacciato. In realtà nel passato c'è stata, se ricordo bene, la sola eccezione di Grazioli (che è di Gera d'Adda, ndr). Altrimenti cerchiamo di non cadere in quel trabocchetto. Se questa volta ci siamo caduti, vuol dire che il testo valeva».

La cerimonia di premiazione si svolgerà mercoledì 29 aprile alle 18 all'Auditorium piazza della Libertà. Il tema sarà il rapporto fra cinema e letteratura. Interverranno Marco Belpoliti, membro del comitato scientifico, e il regista bergamasco Davide Ferrario, in questi giorni nelle sale con il suo Tutta colpa di Giuda. Invitato anche Gianni Riotta, attuale direttore del Sole 24 Ore, vincitore del Premio nel '92. Verrà?

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