Portò nel 1951 la pizza a Bergamo
È morto Mario Donzelli

È morto a 86 anni Mario Donzelli: è lui che portò la pizza per primo a Bergamo nel 1951. E oltre al tipico piatto del Sud fece conoscere in città anche i menù mediterranei a base di pesce. Il pizzaiolo, dopo una carriera da Pio fino alla Montanina, aveva lasciato il mestiere nel 2007. Lascia la moglie Lucia e 4 figli.

È morto a 86 anni Mario Donzelli, di origini napoletane: è lui che portò la pizza per primo a Bergamo nel 1951. E oltre al tipico piatto del Sud fece conoscere in città anche i menù mediterranei a base di pesce. Il pizzaiolo, dopo una carriera da Pio fino alla Montanina, aveva lasciato il mestiere nel 2007. Lascia la moglie Lucia e i figli Ciro, Gino, Cinzia e Stefano.

Donzelli ha fatto epoca con Pio, ha continuato con Ciro, Conchiglia, American Bar, e Montanina. Napoletano verace, nel 1935, a sette anni, già lavorava come lavapiatti. «La mia fortuna fu capitare da Brandi, in un santuario della pizza. Pasquale Brandi capì che ci sapevo fare e da lavapiatti mi passò in cucina» aveva raccontato un giorno.

Una vita movimentata la sua: dopo la guerra, una disavventura nel 1946: «Ero monarchico - raccontò -, e prima che uscissero i risultati del referendum tra Monarchia e Repubblica, vidi un tricolore senza scudo di Savoia. Cercai di strappare quella bandiera, ma dalla sede del Pci partì una fucilata che mi colpì al petto. In ospedale mi buttarono su una barella, in mezzo a una corsia piena di gente. Poi però vennero a prendermi e mi portarono in una stanza, con un letto tutto per me. Mi sembrava di sognare. Poi si aprì la porta ed entrò la principessa Mafalda di Savoia. Si avvicinò, mi accarezzò e mi chiese se l'avevo fatto per la patria. "Sì", risposi io. Chissà, avrei avuto un futuro nelle cucine dell'aristocrazia europea, se mia madre non avesse cominciato a smoccolare contro la patria, la casa reale e 'sto imbecille di un figlio che quasi si faceva accoppare».

Bergamo entrò presto nell'orizzonte di Donzelli: dopo qualche stagione tra Rapallo e Portofino, nell'ottobre 1951 si rivolse a Pasquale Brandi Pio Foglia, un amico che aveva aperto a Bergamo e aveva bisogno di un pizzaiolo. «In quel momento ero in un altro ristorante, frequentato da Totò, Silvana Pampanini o Evita Peron che mi baciò in fronte dopo che le avevo inventato una pizza coi colori dell'Argentina. Brandi mi fece chiamare, ma la proposta non mi interessava. Per scoraggiare Foglia chiesi una cifra folle: 80 mila lire al mese - spiegò raccontando la sua vita -. Foglia me ne offrì 60. Rifiutai, ma venni a Bergamo per dargli il tempo di cercare un altro pizzaiolo. Alla fine del mese mi chiamò, mi consegnò 60 mila lire, mi fissò per qualche secondo e aggiunse altre 20 mila lire. Fece la sua fortuna. E anche la mia».

Al di fuori di Milano, che ne aveva tre, Pio era l'unica pizzeria della Lombardia. E Donzelli divenne il profeta di una moda che nell'arco di pochi anni avrebbe conquistato il mondo. Da lunedì a venerdì si facevano 300 pizze al giorno, sabato e domenica si saliva a 500. Donzelli lanciò la cucina di pesce e i sapori della cucina mediterranea che a Bergamo conoscevano in pochi.

I funerali del pizzaiolo più famoso di Bergamo si celebreranno sabato 11 gennaio alle 10.30 nella chiesa del Tempio Ognissanti del cimitero di Bergamo.

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