Piano cave, dopo il no della Provincia le imprese si affidano al Pirellone

Se continua così l’anno prossimo si chiude bottega. È l’amara considerazione di alcuni imprenditori di fronte al no della Provincia all’aumento delle volumetrie del piano cave da parte della Regione. Una proposta ancora ufficiosa e in fase di studio, ma che ha lasciato il segno. Cavatori e costruttori edili danno un giudizio positivo ma temono che il piano, atteso da oltre cinque anni, subisca nuovi ritardi, mentre il comparto ha bisogno di certezze e metri cubi. Sui rapporti tra Provincia e Pirellone i consiglieri regionali della maggioranza mettono la mano sul fuoco: «Nessun problema, solo divergenze di ordine tecnico».

Ma le opposizioni hanno già drizzato le antenne: il piano cave di Bergamo sarà un sorvegliato speciale. Bonfanti (Margherita) spiega che il no di via Tasso peserà in commissione, Benigni (Ds) auspica un confronto aperto: «Finora è stata una battaglia interna al centrodestra». Anche i Verdi vanno all’attacco definendo inaccettabili gli aumenti delle escavazioni. E Legambiente avverte: «Sarà una guerra per ogni metro cubo».

(05/11/2005)

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