«Perseguitati perché cristiani»
La Messa dei profughi in stazione

Grande partecipazione alla Messa che ormai tradizionalmente viene celebrata all’Urban Center della stazione autolinee in collaborazione con l’Associazione dei commercianti «Nóter de Bèrghem».

Una festa della luce, come quella delle trecento candeline che sono state distribuite ai presenti: «In questa nostra celebrazione - ha spiegato don Claudio Visconti, direttore della Caritas diocesana - vogliamo ricordare chi a causa della propria fede, qualunque essa sia, viene perseguitato nel mondo, pregando che la luce entri nel cuore di chi soffre, ma anche di chi perseguita, nella stessa notte in cui Papa Francesco ha raggiunto telefonicamente i profughi cristiani messi in fuga dall’Isis da Mosul e dalla Piana di Ninive e che si trovano ora nei campi ad Ankawa nei pressi di Erbil, capoluogo del Kurdistan iracheno».

Particolarmente significativo è stato il momento in cui sono state portate le testimonianze di chi vive sulla propria pelle la difficoltà di professare la propria fede. Fofana Fousseni, 30 anni originario del Mali, ha raccontato di come nel 2012 sia stato costretto a lasciare il proprio Paese: «Il villaggio in cui abitavo era di fede musulmana e la mia famiglia osservante. Quando ho espresso la mia intenzione di convertirmi alla fede cristiana, i miei parenti non hanno capito la mia scelta e sono arrivati a minacciarmi di morte. Non sapevo cosa fare, se mi fossi trasferito altrove in Mali sarei comunque stato in pericolo in quanto, da musulmano, non era concepibile che volessi abbracciare una fede differente».

Da qui la necessità di partire scappando prima in Niger, poi in Burkina Faso, infine in Libia. «La vita in Libia era molto difficile e pericolosa - ha continuato il giovane Fofana -, come molti altri ragazzi stranieri sono stato picchiato, minacciato, arrestato solo perché straniero, torturato e derubato del poco che avevo con me. A novembre di quest’anno, senza alcuna spiegazione, ci hanno imbarcati. Non sapevamo dove eravamo diretti e il 18 novembre, in mezzo al mare, siamo stati tratti in salvo dalla Guardia costiera. Abbiamo scoperto che stavamo andando in Italia».

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