Cronaca
Giovedì 31 Agosto 2017
Pensioni, piano per il futuro dei precari
Assegno fino a 680 euro al mese
Il governo prepara il piano per le pensioni future delle giovani generazioni, stretti tra carriere discontinue e prospettiva di uscire con l’assegno di vecchiaia più che settantenni.
I destinatari sono i giovani che rientrano interamente nel sistema contributivo, che hanno iniziato a versare i contributi a partire da gennaio 1996 e che, appunto, sono alle prese con carriere discontinue: l’indicazione, portata dal governo al tavolo con i sindacati, è che potrebbero andare in pensione prima dei 70 anni e con 20 anni di contributi avendo maturato un trattamento pari a 1,2 volte l’assegno sociale (448 euro), invece dell’attuale 1,5. In sostanza, questa soglia verrebbe ridotta e quei giovani uscirebbero con un assegno minimo di circa 650-680 euro, perché verrebbe aumentata anche la cumulabilità tra assegno sociale e pensione contributiva. Ossia verrebbe innalzata la quota cumulabile dell’assegno sociale dall’attuale un terzo al 50% (quindi 224 euro). Nella somma andrebbero comprese anche le maggiorazioni sociali.
Su questo intervento i sindacati si sono detti sostanzialmente favorevoli, pur riservandosi delle valutazioni più puntuali. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, non condivide invece l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani che hanno avuto carriere discontinue perché sarebbe un trasferimento di costi a carico delle generazioni future. Del tutto insoddisfatti Cgil, Cisl e Uil, invece, sulla questione del meccanismo automatico dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita. Punto su cui sono tornati in pressing per chiederne lo stop. «Noi abbiamo confermato la posizione del governo», ossia che il tema «potrà essere discusso quando l’Istat avrà diffuso i dati» tra settembre e ottobre, ha ribadito il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, al tavolo con i sindacati. Dura la replica del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: «Vorremmo sottolineare un’ampia reticenza da parte del governo a dire che la questione è all’ordine del giorno» e che bisogna intervenire.
Il confronto con il governo comunque prosegue. E’ stato «un incontro utile, in un clima positivo, con l’impegno a continuare», ha sottolineato Poletti. I prossimi appuntamenti sono fissati per il 5 settembre (sui temi del lavoro), il 7 e il 13 settembre (ancora sulle pensioni). Ma «entro la fine del mese di settembre e, comunque, prima della presentazione della legge di bilancio bisogna arrivare ad un risultato», ha avvertito il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. Per la Cisl, come ha detto il segretario confederale Maurizio Petriccioli, si tratta di “ipotesi positive ma ancora non sufficienti per tenere insieme il necessario ripristino delle condizioni di flessibilità con il tema dell’adeguatezza dei trattamenti pensionistici».
Altro capitolo al centro del confronto quello della previdenza complementare, con l’ipotesi di incentivare la Rita, la Rendita integrativa temporanea anticipata, anche con la detassazione. E di consentire che la pensione integrativa possa fare da reddito ponte per chi vuole uscire prima (oggi questo vale solo all’interno dell’Ape social).
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