Cinque rinvii a giudizio, anche se con contestazioni ridotte, e due proscioglimenti. È terminata così l’udienza preliminare relativa all’indagine sulle cosiddette «pensioni facili» ai lavoratori a rischio amianto della Dalmine. A giudizio, per falso, truffa e tentata truffa, sono andati un 62enni di Albano Sant’Alessandro, funzionario dell’Inail di Bergamo, un 48enne di Cavernago e un 52enne di Verdello, delegati sindacali alla Dalmine, il primo per la Cgil e il secondo per la Uil; un 47enne di Stezzano, delegato sindacale alla Dalmine per la Cisl e un 51enne di Dalmine, funzionario della Dalmine spa. Prosciolti invece da tutte le accuse un delegato sindacale della Cgil e uno della Cisl: in entrambi i casi il gup non ha rilevato elementi a sostegno dell’accusa. . Questo il meccanismo: chi lavora a contatto con l’amianto per almeno 10 anni ha diritto ad anticipare la pensione rispetto agli altri lavoratori. Per far questo deve chiedere all’azienda un curriculum della propria attività, lo porta al sindacato e compila un’autocertificazione sulle proprie mansioni. Il fascicolo così formato viene portato all’Inail che valuta gli elementi e concede o meno lo scivolamento pensionistico. Per l’accusa, il funzionario si occupava di sistemare le pratiche modificando i dati sugli anni di lavoro a contatto con l’amianto. Il tutto con la complicità degli altri indagati. Oggi le contestazioni sono state parzialmente ridotte. In particolare al funzionario dell’Inail che ha sempre respinto le accuse, gli inquirenti contestavano 25 fascicoli ritenuti irregolari di lavoratori: il gup lo ha prosciolto per la metà dei casi. Discorso analogo per gli altri indagati. Ora l’udienza di smistamento è stata fissata il 6 aprile.
(17/01/2005)
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