Pendolari, che stangata!
In 5 anni più 30% di rincari

In attesa delle novità annunciate da Trenord e Regione Lombardia sulla puntualità del servizio, i dati di Legambiente offrono qualche interessante spunto di riflessione.

Nel 2010 un biglietto di corsa semplice da Bergamo a Milano costava 4 euro e 20 centesimi (e la cifra venne raggiunta a fine anno), dal prossimo 1° febbraio costerà 5 euro e 50 centesimi. Fanno 1 euro e 30 centesimi in più e un aumento di oltre il 30% in (meno di) cinque anni. In questi numeri c’è tutta la situazione del trasporto pendolari nella nostra Regione, e sono frutto di un’elaborazione di Legambiente, nell’ormai celeberrimo rapporto annuale «Pendolaria» sulla situazione del trasporto locale.

In verità i dati di «Pendolaria» si riferiscono al periodo 2010-2014 e non tengono (non potrebbero) tenere conto del recentissimo aumento deliberato dalla Giunta Maroni ad inizio 2015. L’aumento preso in considerazione nel periodo è quindi del 24,1%, bilanciato comunque da un livello di servizi sostanzialmente inalterato. Facevano pena prima e pena ora, ironizzerebbero i pendolari, ma la questione non è secondaria. La Lombardia è cioè tra le poche Regioni italiane a non avere effettuato tagli: per la cronaca le altre sono il Molise (e vabbè...) e il Friuli Venezia Giulia, che hanno numeri ben differenti da quelli lombardi.

Qualche esempio: in Abruzzo il taglio dei servizi è stato del 21%, in Campania del 19, in Puglia del 15 e in Liguria del 9,8 e in Sicilia ha toccato il 19. L’aumento maggiore delle tariffe l’hanno subito i pendolari piemontesi, un pazzesco 47,3 seguiti dai liguri al 41,2%, dagli abruzzesi con il 25,4. E ancora, Campania con un più 23,7% e Toscana con il 21,8. E l’impressione, generale, che il trasporto locale stia finendo sul più classico binario morto.

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