Papa Francesco come Papa Roncalli
E un saluto che sempre sa stupire

«Cari amici bergamaschi». Papa Francesco scrive alla nostra gente e affida il suo messaggio a L’Eco di Bergamo. L’incipit è nello stile familiare di Bergoglio, come le prime parole del pontefice scandite la sera dell’elezione: «Cari fratelli e sorelle, buonasera». Un saluto semplice capace di stupire il mondo.

«Cari amici bergamaschi». Papa Francesco scrive alla nostra gente e affida il suo messaggio a L’Eco di Bergamo. L’incipit è nello stile familiare di Bergoglio, come le prime parole del pontefice scandite la sera dell’elezione: «Cari fratelli e sorelle, buonasera». Un saluto semplice capace di stupire il mondo.

E questa lettera di Papa Francesco al nostro quotidiano non può non sorprendere. Arriva alla vigilia del grande evento della canonizzazione, destinatari il vescovo. Francesco Beschi e «L’Eco». Arriva come viatico beneaugurante per coloro che si sono messi in cammino diretti a Roma per assistere alla canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

Le parole del pontefice sono pregne di sapere e conoscenza della vita di Papa Roncalli. Niente fronzoli, vanno dritte al cuore, penetrano nell’animo della gente. Francesco si rivolge al clero, ma il suo saluto va «anche a coloro che non appartengono alla Chiesa»: nessuna distinzione di credo, di fede. Il pontefice si mostra radioso nell’affermare che Bergamo e Sotto il Monte sono diventati «familiari in tutto il mondo». Usa la parola «familiari», non «famosi» e associa questa semplice notorietà al volto sorridente del Papa della bontà.

Francesca spiega che la santità è stata un grande dono per la Chiesa universale ed esorta a tramandare la memoria del terreno nel quale è germinata, e cioè anzitutto la sua Sotto il Monte e la sua Bergamo.

Gli scenari sono diversi dagli albori del Novecento, quando nelle famiglie bergamasche si viveva in povertà e semplicità. Eppure quell’epoca ha lasciato una eredità che non si può disperdere, che deve ispirare. Una eredità che definisce «fontana del villaggio» dove attingere l’acqua fresca del Vangelo. Un’espressione tanto cara a Giovanni XXIII, che la pronunciò più volte durante i suoi discorsi. Accadde così domenica 13 novembre 1960 quando tenne un’omelia per la celebrazione della liturgia in rito bizantino-slavo, in onore di San Giovanni Crisostomo. Papa Roncalli così si espresse: «La Chiesa Cattolica non è un museo di archeologia. Essa è l’antica fontana del villaggio che dà l’acqua alle generazioni di oggi».

Nelle parole del Papa c’è anche un chiaro riferimento al motivo della canonizzazione congiunta di Roncalli e Wojtyla. La parola chiave è Concilio: il bergamasco ha aperto la strada del rinnovamento, il polacco l’ha portato avanti. La lettera è un dono per il nostro quotidiano, memore di quanto fece per «L’Eco» don Angelo Roncalli. Il riferimento è al giornalista e futuro papa, segretario del vescovo. Giacomo Radini Tedeschi, che firmò una serie di articoli per L’Eco in occasione del viaggio in Terra Santa (1906).

Il legame fra Papa Roncalli e il nostro quotidiano del resto è noto. Il pontefice è stato amico di tutti i direttori. E grazie a L’Eco Roncalli potè ricevere notizie dalla sua terra mentre si trovava all’estero. La lettera del papa lo evidenzia. E la missiva non poteva che chiudersi con un ricordo del seminario diocesano e dell’ospedale cittadino dedicato al papa. La carezza di Francesco ai malati e ai sofferenti.

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