Riunione difficile quella del Patto di sindacato dei soci bergamaschi di Sacbo, società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, con uno scambio d’opinioni acceso tra il presidente della Provincia, Valerio Bettoni, e quello del Credito Bergamasco, Cesare Zonca: oggetto, la cessione del 19 per cento di quote Sacbo da parte di Sea, società che controlla gli scali di Linate e Malpensa e le modalità seguite finora.Bettoni ha ribadito le proprie perplessità sull’eccessivo attivismo delle banche e la trattativa diretta con Sea portata avanti in autonomia da Credito Bergamasco e Ubi Banca, con Zonca in prima fila a trattare con Giuseppe Bonomi, presidente della società milanese. Alla fine comunque un minimo d’accordo tra le parti è stato trovato, subordinato naturalmente alla reale intenzione di Sea di vendere questo benedetto 19 per cento. Lo statuto di Sacbo prevede difatti che le azioni non possano venire alienate dai soci se non previa autorizzazione del Cda. Quindi, Sea dovrà comunicare per scritto la propria intenzione di vendere e a chi, perché i soci devono dare il proprio placet all’acquirente e possono altresì esercitare il diritto di prelazione stabilito dalla legge. Nel dettaglio, il Cda deve pronunciarsi entro 90 giorni dalla data d’inoltro della comunicazione Sea, i soci esercitare la prelazione entro 30 giorni dal ricevimento dell’apposito invito a esercitare la prelazione. L’accordo raggiunto ieri prevede che Sea ceda le proprie quote a 4 soci bergamaschi, quelli che hanno maggiore facilità di movimento e (soprattutto) disponibilità di cassa: Credito Bergamasco, Ubi Banca (gli istituti di credito hanno già da tempo deliberato di procedere all’acquisto), Camera di Commercio e Confindustria. Nel dettaglio, dei 40 milioni necessari, 13 a testa verranno coperti dai primi 3, il rimanente dagli industriali. Successivamente è previsto l’ingresso nella partita degli altri soci bergamaschi, in forza del diritto di prelazione: Provincia, Comune e (forse) Italcementi. Sulla Provincia, nessun dubbio: Bettoni ha sempre detto di voler comprare e ieri l’ha ribadito fermamente. Il dubbio sta semmai nella disponibilità immediata di fondi, perché servono circa 11 milioni di euro che Via Tasso sarebbe intenzionata a trovare vendendo la propria quota dell’autostrada Serenissima. Poi c’è il Comune, e qui la vicenda si fa ancora più complicata, sia dal punto di vista politico che finanziario: da un lato c’è da convincere qualche alleato (sinistra & dintorni) recalcitrante, dall’altro trovare i soldi. La soluzione è di vendere parte dell’1,968 per cento di A2A: il 10 per cento per racimolare gli 11 milioni necessari. Ma Palafrizzoni potrebbe esercitare la sua prelazione solo in parte, il necessario per mantenere in mano pubblica il controllo del Patto di sindacato che, a giochi fatti, dovrebbe controllare il 69,02 per cento di Sacbo. E per fare questo basterebbe esercitare la prelazione su metà delle quote spettanti, con conseguente dimezzamento dei costi e ricorrendo ad un’anticipazione di credito per evitare corse nella cessione di azioni A2A. C’è ancora incertezza per contro sulle intenzioni di Italcementi, ma è chiaro che tutte le quote inoptate verrebbero rastrellate dai soci bergamaschi restanti, senza però escludere l’ingresso in quota molto minoritaria di qualche privato. Sempre fatto salvo il gradimento altrui e l’esercizio della prelazione.(10/12/2008)
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