Spunta una pista che porta in Corsica nell’omicidio in Sardegna del muratore sardo che per oltre 30 anni aveva vissuto a Calcinate. Ma è una pista sbiadita, che almeno per il momento non sembra convincere neppure gli inquirenti. Però è l’unica traccia in una vicenda che sembra non avere spiegazioni.
A metà degli anni settanta Giannetto Masones - ucciso mercoledì sera a San Serafino di Ghilarza, provincia di Oristano - fu ritenuto colpevole di falsa testimonianza quando, giunto a Porto Vecchio in Corsica per cercare lavoro, in seguito a una rissa si era addossato la responsabilità della lite al posto del fratello. Lui non c’entrava praticamente nulla, si scoprì in seguito, mentre il fratello aveva avuto un ruolo di primo piano.
Un ricordo così lontano nel tempo, che sembra legare poco con la spiateta esecuzione di mercoledì: prima due colpi con un fucile a pallettoni alla schiena, poi il colpo di grazia alla testa. Nella fotografia il luogo del delitto.
Giannetto Masones, 62 anni, una volta in pensione aveva deciso di dedicarsi alla pastorizia nella sua Sardegna, con il figlio. Aveva lasciato definitivamente Calcinate tre mesi fa, affittato un terreno a San Serafino, e si era dedicato alle pecore. Sembra impossibile che in novanta giorni si sia fatto nemici così crudeli. Ecco forse perché è tornata di attualità quella vecchia vicenda degli anni ’70.
(20/9/2003)
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