Omicidio di Leffe, Enea Manganoni non risponde all’interrogatorio del Gip

Si è avvalso della facoltà di non rispondere anche davanti al giudice per le indagini preliminari, Enea Manganoni, il 29enne operaio metalmeccanico di Albino in carcere a Bergamo per l’omicidio dell’ex convivente Giovanna Maffeis, 34 anni di Fiorano.

L’accusa contestata dal pubblico ministero Mauro Clerici nei suoi confronti è di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. Il gip Vincenza Maccora, che oggi pomeriggio si è recata nel carcere di via Gleno per interrogarlo, si è riservata sia sulla convalida del fermo che sulla misura cautelare: la decisione potrebbe essere presa già nelle prossime ore.

Nel frattempo Enea Manganoni, assistito di fiducia dall’avvocato Claudia Zilioli, resta in carcere. Continuano intanto gli accertamenti degli inquirenti: per domani mattina a Leffe, alle 9.30, è stata fissata l’autopsia sul corpo di Giovanna Maffeis, mentre la dinamica dell’accaduto sembra ormai essere abbastanza definita per gli inquirenti. Stando a quanto ricostruito Manganoni, dopo un periodo di tensioni con la donna, mercoledì sera sarebbe arrivato allo scontro diretto: un’aggressione all’interno della ditta tessile Texo di Leffe, dove Giovanna Maffeis lavorava.

Nessuno avrebbe visto la tragedia: Manganoni, forse con il coltello a serramanico insanguinato che poi i carabinieri gli hanno trovato in tasca al momento del fermo, avrebbe colpito Giovanna Maffeis con diversi colpi al collo, all’addome e alla schiena. Poi la fuga fino a Endine Gaiano, all’albergo Sporting di Endine, dove i carabinieri lo hanno trovato.

Per rintracciarlo hanno utilizzato il suo cellulare: prima alcuni sms e messaggi sulla segreteria telefonica, poi Manganoni ha fatto due telefonate, mute, ai numeri dei carabinieri che avevano cercato di contattarlo

(30/05/2003)

Su L’Eco di Bergamo del 31 maggio 2003

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