Omicidi Donegani, parla il nipote Gatti«Sono completamente estraneo»

«Sono completamente estraneo agli omicidi». Guglielmo Gatti ha risposto così al pubblico ministero Paola Reggiani che in aula gli ha chiesto di dichiarare la propria posizione di fronte all’accusa di avere ucciso e fatto a pezzi gli zii Aldo Donegani e Luisa De Leo nell’estate 2005. L’udienza si è svolta in Corte d’Assise a Brescia. Gatti, apparso tranquillo e fermo, ha risposto punto su punto alle domande dei pm Reggiani e Moregola. Ha rigettato le accuse che gli inquirenti gli muovono in base ad alcuni elementi riscontrati. A proposito dello scontrino dell’acquisto di sedano trovato al passo del Vivione, poco lontano da dove furono scoperti i resti smembrati degli zii (lo scontrino fu poi trovato nella sua abitazione), Gatti ha detto: «Non lo riconosco come mio. Quella spesa io non l’ho mai fatta e non ho la più pallida idea del perchè fosse a casa mia». Stesso discorso per alcuni prodotti che sono stati trovati nel garage del 42enne, riconducibili a uno scontrino mai recuperato ma che rimanda anche a due paia di cesoie riemerse al Vivione. 

Anche in questo caso ha smentito: «non li riconosco, qualcuno ce li ha messi nel mio garage. Non sono tenuto ad avere sospetti, per questo ci sono gli organi inquirenti». Gatti ha poi detto di aver trovato divelte, al rientro da un lungo interrogatorio nei giorni successivi alla scomparsa degli zii, alcune sbarre del cancello del passo carrabile della propria abitazione. Quanto poi alle tracce di sangue trovate nella villetta di via Ugolini (dove abitavano zii e nipote), ha detto: «In quei giorni sono entrate tante persone, si sono mosse in tutte le stanze e le tracce possono averle portate loro». Gatti ha parlato di «una macchinazione nei suoi confronti» sostenendo di non essere mai «stato al passo del Vivione negli ultimi 25 ann» di «non essere la persona che nella notte del 30 luglio 2005 si aggirava davanti al garage» della propria abitazione. L’imputato ha inoltre risposto al pm Moregola di non sapere «come possa essere entrato quel sangue delle vittime nella villetta di via Ugolini e tanto meno di come possa essere finito nel bagagliaio dell’auto». In quanto alle tracce di sostanze organiche riconducibili allo zio, trovate su una delle sue scarpe ha detto: «non so come possa essere successo, forse avrò toccato qualcosa nella loro abitazione». E infine, a proposito delle testimonianze contro di lui ha affermato: «in quei giorni c’erano decine di mitomani».(29/01/2007)

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