Oggi è il giorno di Gigi Pizzaballa
Da droghiere a grande portiere
Prima ha fatto il droghiere, poi il portiere. Ha creato la scuola calcio di Margine Coperta e scoperto Tacchinardi. Adesso educa i giovani (li educa, non li allena) e si diletta a produrre vino coltivando i pendii della Maresana. Oggi lo premiano: atalantino dell’anno.
Prima ha fatto il droghiere, poi il portiere. Ha creato la scuola calcio di Margine Coperta e scoperto Tacchinardi. Adesso educa i giovani (li educa, non li allena) e si diletta a produrre vino coltivando i pendii della Maresana. Oggi lo premiano: atalantino dell’anno.
Giusto, lui atalantino lo è da sempre: da 74 anni tifoso, per 13 anni calciatore, per altri 10 responsabile del vivaio e membro del CdA. Pierluigi Pizzaballa è una storia infinita, da raccontare a chi viene adesso, perché poi la si possa raccontare a chi verrà. Il suo saluto è un cordiale sorriso bergamasco, quell’indefinita zoppìa con cui ti accoglie trasmette solennità. «Sa, i prossimi saranno 75, le giunture non sono più al meglio. Meno male che hanno funzionato bene quand’era il momento…».
Un momento lungo 23 anni: Atalanta, Roma, Verona, Milan e ancora Atalanta, 275 gare in A, due Coppe Italia vinte (Atalanta e Roma), una finale di Coppa Coppe persa (Milan), una presenza in Nazionale, il Mondiale in Inghilterra nel 1966.
«Sì, sono stato fortunato… Se penso a quando facevo il garzone alla Drogheria Serighelli, in Largo Cinque vie… Lavoravo in negozio, clienti e scaffali, sapevo quasi tutto delle spezie, dall’autunno preparavo i “misti” che ci ordinavano per i salami: pepe, sale buono, cannella, noce moscata e altro...».
Bella questa: Pizzaballa droghiere.
«Come no. Ero il 7° di 8 fratelli, ho la fortuna di poter dire che il pane in casa non è mai mancato: mio padre faceva il fornaio. Le mie gite più belle erano sul canotto della sua bici, da via Carnovali a Borgo Palazzo, al forno. Mi piazzò lui da Serighelli. Ci sono rimasto anche nei primi due anni di Atalanta».
Pizzaballa portiere e droghiere?
«Ma certo, al mattino commesso e al pomeriggio portiere. Don Antonio, il prete di Verdello che mi seguiva, mi diceva sempre: “Va benissimo così. Il pomeriggio sogni, la mattina ti risvegli e vai al lavoro. Devi rispettare la vita reale”. Sa cosa le dico? Io obbligherei tutti i giovani a un paio d’anni di lavoro vero…».
Leggi tutta l’intervista di Pietro Serina a Pizzaballa su L’Eco in edicola mercoledì 11 dicembre
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