Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 09 Marzo 2015
Non ci resta che... mangiare a Pasqua
Due italiani su 3 non tagliano il pranzo
Altro che vacanze, ponti e gite fuori porta. La crisi c’è e resta, ma gli italiani non rinunciano al pranzo di Pasqua e decidono di farlo a casa.
Il 67% degli italiani – oltre due su tre – non tagliano le spese per il pranzo: il 62% mantiene infatti lo stesso budget del passato e il 5% lo aumenta.
È quanto emerge da un’indagine della Coldiretti, secondo cui il 79% degli italiani preferisce pranzare a casa, una tendenza che dovrebbe confermarsi anche quest’anno.
Con un «ma», che sottolinea Coldiretti: l’aumento record del commercio di prodotti alimentari è falsato dalla diversa collocazione della Pasqua che quest’anno si è festeggiata ad aprile con una spesa stimata in circa un miliardo solo per imbandire la tavola. È quanto emerge da uno studio della Coldiretti a commento dell’ aumento record del commercio al dettaglio alimentare del 6,7 per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno, in cui la Pasqua era stata celebrata a marzo.
L’effetto trainante della Pasqua - sottolinea la Coldiretti - si è fatto sentire nell’alimentare in tutte le forme distributive, dai piccoli negozi alimentari che dopo oltre due anni di cali fanno segnare un aumento del 3,5 per cento ai discount che crescono addirittura dell’8,5 per cento ma ad aumentare sono anche i supermercati (+5,7 per cento) e gli ipermercati (+4,7 per cento).
La dimostrazione del peso rilevante che hanno le festività sulle spese alimentari degli italiani è il fatto che - ricorda la Coldiretti - nel mese di marzo 2014 si è verificato un andamento negativo speculare del commercio al dettaglio alimentare (-6,8 per cento) nel confronto con lo stesso mese dello scorso anno in cui si festeggiava la Pasqua. A non conoscere crisi sono stati gli acquisti diretti dai produttori agricoli che vendono prodotti locali a chilometri zero senza intermediazioni grazie alla rete di fattorie, botteghe e 1200 mercati di Campagna Amica che oltre all’ottimo rapporto prezzo/qualità sono sostenuti dalla volontà di un numero crescente di cittadini di aiutare con i propri comportamenti - conclude la Coldiretti - il lavoro e l’economia nazionale.
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