No Tav, «violenza estrema»
I due attivisti restano in carcere

«Programmi politici perseguiti con violenza estrema». Il gip ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due attivisti No Tav - uno di questi è di Vilminore - arrestati perché erano a bordo di un'auto su cui era stipato un piccolo arsenale.

«Programmi politici perseguiti con violenza estrema». Di questo parla il gip nella ordinanza con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due attivisti No Tav - uno di questi è Paolo Rossi, 26 anni di Vilminore di Scalve - arrestati venerdì sera perché erano a bordo di un'auto su cui era stipato un piccolo arsenale. Il giudice ritiene che il carcere sia l'unica misura adeguata per «soggetti che intendono perseguire, anche con la violenza estrema, i loro programmi politici».

Nell'ordinanza si spiega che sull'auto c'era materiale esplosivo o utile per «costruire congegni micidiali»: la difesa dei due attivisti avrbbe invede dichiarato che le bottiglie di benzina che avevano nell'auto servivano ad incendiare i pneumatici per un'azione di disturbo del traffico in autostrada, le cesoie e tutto il resto erano strumenti che avrebbero usato per manifestare contro il cantiere.

Con Paolo Rossi, in carcere resta Davide Forgione, 21 anni di Torino. Nella Toyota Yaris su cui viaggiavano avevano sei tubi in pvc, 63 bengala, 5 bottiglie di benzina, 2 scatole di diavolina, 5 fionde, 4 cesoie, una matassa di corde, flaconi di maalox (per neutralizzare gli effetti dei lacrimogeni), maschere antigas, 31 chiodi a quattro punte e 6 pneumatici.

Paolo Rossi, che da anni studia in università a Torino, farebbe parte dell'ala più integralista del movimento che si oppone alla costruzione della linea Tav, il Clp (Comitato di lotta popolare) di Bussoleno.

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