Cronaca / Bergamo Città
Sabato 26 Aprile 2014
«Nessun rancore, niente colpe
Ora il mio Marco sorride a Dio»
Piange e sorride. «Non ho rancore, non incolpo nessuno, non sono arrabbiata con nessuno». Lo dice con tanta semplicità, eppure sono parole immense. Parla Mirella, la mamma di Marco Gusmini, il ragazzo di Lovere ucciso dalla croce che si è spezzata in Valle Camonica.
Lo strazio di mamma Mirella riempie i locali angusti della camera mortuaria. Riempie l’ospedale di Esine, sale al dosso dell’Androla dove il Cristo di Job è frantumato a terra sotto il peso della croce spezzata. Il dolore di mamma Mirella riempie la Val Camonica, scende e si allarga nel lago, lambisce le rive di Lovere, arriva in cielo, riempie il mondo intero.
Il suo Marco non l’aveva più visto dall’altra mattina. Racconta. «Gli avevo preparato i panini, era bello e pronto. Fremeva, non vedeva l’ora di partecipare alla gita del Grest. Sono uscita io di casa per prima, poi lui a piedi è andato in oratorio. Vent’anni di felicità. Questo è stato mio figlio».
La mamma piange e insieme sorride. Con grazia accarezza la schiena a un piccolino che sta lì tra i parenti, un nipote forse. Maestra d’asilo, sa che prima vengono i bambini, sa come consolarli, sa le parole per dirgli che Marco è in cielo ma che resta qui con noi, più di prima. Piange e sorride. «Non ho rancore, non incolpo nessuno, non sono arrabbiata con nessuno». Lo dice con tanta semplicità, eppure sono parole immense. Le dice dolcemente e allora capisci perché Marco era com’era. «Sereno, solare, felice. Sempre. Stava bene con tutti e faceva star bene tutti» sussurra, minuta, gli occhi azzurri, limpidi com’erano quelli di suo figlio.
Perché è successo? Nelle ore successive alla tragedia di giovedì, la Procura di Brescia ha subito avviato le indagini contro ignoti per omicidio colposo. È stata acquisita tutta la documentazione relativa all’opera dell’artista Enrico Job. La documentazione dovrebbe servire per verificare anche i passaggi relativi alla gestione e alla manutenzione della croce in legno lamellare che fino a giovedì alle 14 svettava sulla Val Camonica con i suoi 30 metri di altezza e il Cristo crocifisso in vetroresina lungo sei metri e pesante circa sei quintali.
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