Nepal in ginocchio: 1.500 i morti
Tre italiani bloccati sull’Everest

In questi giorni - e durante il terremoto che ha scosso il Nepal - sono almeno 400 gli stranieri impegnati in spedizioni sull’Everest. Tra loro ci sono anche tre alpinisti italiani, Marco Zaffaroni, Roberto Boscato e Marco Confortola.

Una valanga ha travolto il campo base a 5.000 metri di altezza e, secondo gli ultimi aggiornamenti a disposizione, avrebbe provocato la morte di almeno 18 alpinisti stranieri, lasciandone altri 30 feriti. Il timore è che le cifre possano aumentare in modo considerevole.

Le notizie giunte dal Nepal sono comunque frammentarie a causa di un blackout delle comunicazioni telefoniche. Tra le certezze il continuo monitoraggio dell’EvK2CNR, associazione presieduta dal bergamasco Agostino Da Polenza, che ha base nell’Everest sismic station - Pyramid, la stazione sismica attiva dal 2014.

«Siamo in costante contatto con i nostri tecnici alla Piramide – commenta Da Polenza –. Stanno tutti bene, ma sono molto preoccupati per i parenti che vivono a Kathmandu e al villaggio di Namche Bazar e con cui non riescono a mettersi in contatto. Si tratta di una tragedia enorme in uno dei Paesi più poveri del mondo».

«Stanno lavorando al meglio, ospitando anche un piccolo ospedale, ma domenica – continua Da Polenza – due nostri collaboratori con molta probabilità saliranno per verificare la situazione e per vedere cosa si può fare per aiutare più persone possibile».

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