Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 25 Settembre 2015
«Nell’era di internet e banda larga
perché prevale ancora la burocrazia?»
«Sono un vostro lettore, ho uno sfogo personale da raccontarvi, non è possibile che nell’era della banda larga, non sia possibile eseguire una semplice voltura di un contratto senza doversi recare allo sportello di turno per presentare la domanda».
«Ora vi racconto la mia disavventura, ancora in corso. Purtroppo mia madre è venuta a mancare nel mese di Luglio, di conseguenza durante questi mesi ci sono state una serie di faccende burocratiche da sbrigare, tra cui la voltura del contratto per il servizio UniAcque»
«La società in questione pretende che per la voltura del contratto intestato a mia madre mi devo recare di persona presso un loro sportello con i soliti documenti personali (C.I. e C.F.) in più vuole i dati catastali dell’immobile e l’ultima fattura ricevuta».
«Al telefono ho cercato di sbrigare la pratica perché oltre la voltura, la società UniAcque nell’ultima fattura emessa ha fatto una stima di lettura sul consumo dei mc. addebitandomi ben 117 mc. pari a € 151,39, quando allo stato di fatto il reale consumo è di 0mc, in quanto mia madre da un’anno era ricoverata in una casa di cura. Di conseguenza mi hanno chiesto oltre la documentazione di cui sopra la foto per dimostrare la lettura da me fatta. Durante la telefonata ho chiesto al personale di UniAcque: “ma sono io il cliente oppure siete voi?”».
«Non basta che la comunico di persona, ho domandato ma la risposta prevedibile è stata un no categorico, quindi da parte mia c’è stata la reazione naturale, fate uscire il vostro tecnico per verificare la lettura, risposta: verrà addebitata l’uscita. Io sono un libero professionista, se mi comportassi come UniAcque dopo una settimana dovrei chiudere l’attività, queste società avendo il monopolio hanno la possibilità di approfittarsene, e per lo più invece di creare servizi on-line per agevolare le pratiche e non far perdere tempo, quindi soldi agli utenti, se ne stanno tranquilli seduti sulle loro poltrone in pelle».
Lettera firmata
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