Nei piatti meno cibi bergamaschi: meno infarti

In un anno 600 morti e 1.500 ricoveri. Più a rischio il cuore delle donne

Più che in cantina, salame e cotechini sembrano finiti in soffitta. Ma chi crede che a decretare lo stato di crisi della tradizionale dieta bergamasca sia il calo dei consumi dei tipici alimenti di casa nostra si sbaglia.

Stavolta l’indicatore è il numero degli infarti acuti (circa 1.500 ricoveri e 600 decessi nel 2005), in costante diminuzione anche se resta la principale malattia che colpisce il nostro cuore.

«Evidentemente – commenta Antonello Gavazzi, direttore della Cardiologia degli Ospedali Riuniti – comincia a dare buoni risultati l’educazione sanitaria portata avanti da vent’anni a questa parte in tutta la provincia dall’Asl, dai medici di famiglia e da quelli ospedalieri».

(14/02/2007)

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