Cronaca / Bergamo Città
Mercoledì 02 Febbraio 2011
Napolitano: uniti nel Tricolore
«Serve un clima costruttivo»
«Dobbiamo tutti riconoscerci nel Tricolore». E poi: «Dobbiamo uscire da una spirale insostenibile di contrapposizioni, arroccamenti, prove di forza da cui può soltanto uscire ostacolato ogni processo di riforma».
Sono questi alcuni dei passaggi salienti del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al teatro Donizetti dove il Capo dello Stato ha incontrato le istituzioni e i cittadini.
«Dobbiamo tutti riconoscerci nel Tricolore». E poi: «Dobbiamo uscire da una spirale insostenibile di contrapposizioni, arroccamenti, prove di forza da cui può soltanto uscire ostacolato ogni processo di riforma».
Sono questi alcuni dei passaggi salienti del discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al teatro Donizetti dove il Capo dello Stato ha incontrato le istituzioni e i cittadini.
Subito, appena ha preso la parola sul palco del Donizetti, il presidente della Repubblica ha detto di essere rimasto «commosso per lo straordinario calore dell'accoglienza che gli ha riservato Bergamo - ha detto -, commosso dallo sventolio delle bandiere che mi ha fatto capire ancora una volta che tutti possiamo riconoscerci nel Tricolore, senza rinunce nei confronti delle proprie idee e convinzioni». Poi un forte appello: «Dobbiamo uscire da una spirale insostenibile di contrapposizioni, arroccamenti, prove di forza da cui può soltanto uscire ostacolato ogni processo di riforma». Napolitano ha anche ricordato il ruolo di Bergamo nella lotta per l'Unità d'Italia, l'importanza dei bargamaschi «nella riconquista della libertà» e l'operosità dei territorio orobico. «Non so - ha detto testualmente - se nei tempi confusi che stiamo attraversando qualcuno abbia potuto credere che la Spedizione dei Mille e l'intero fenomeno del garibaldinismo hanno rappresentato una dubbia storia di meridionali. Ma Bergamo fu una delle città più vicine a Garibaldi ed alle sue imprese. Dei Mille che salparono da Quarto, oltre 400 erano lombardi, 180 erano i bergamaschi. Poco dopo altre centinaia da Bergamo raggiunsero in Sicilia le fila garibaldine. I bergamaschi furono il fulcro dei 'Cacciatori delle Alpi».
Napolitano ha citato i nomi di alcuni di quei garibaldini: Gabriele Camozzi, Francesco Nullo, quest'ultimo poi morto in Polonia dove aveva continuato a combattere per ideali di libertà. Il Risorgimento - ha concluso Napolitano - fu guidato dall'ideale della libertà e dal principio di nazionalità strettamente uniti, «e da noi in Piemonte, come in Sicilia, in Lombardia come a Napoli, la nazione da unire e da liberare si chiamava Italia ed aveva radici antiche».
Le celebrazioni, qiundi, «saranno un modo di ritrovarci in quanto italiani nello spirito che ci condusse 150 anni fa a unirci come nazione e come stato, a ritrovarci nella riflessione comune sui travagli e sulle prove
che abbiamo vissuto insieme e sui problemi che insieme abbiamo
davanti».
Poi l'omaggio a Bergamo alpina: «So cosa rappresentano per voi gli alpini e cosa Bergamo significa per gli alpini» ha detto napolitano che ha ricordato la recente scomparsa di Luca Sanna caduto in Afghanistan.
Poi inevitabile un commento sul federalismo: le riforme per
attuarlo sono «ormai giunte a buon punto», ricorda. «È stato decisivo -
aggiunge - e resta oggi decisivo un clima di corretto e
costruttivo confronto in sede istituzionale». Poi un excursus sul messaggio politico del pensatore Carlo Cattaneo e sulla sua «visione d'unità che riconosce il pluralismo, una maggiore partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica, un federalismo come forma di unità in cui si realizzi la libertà». Con un monito: dobbiamo celebrare l'Unità d'Italia, «non esaltando solo il punto d'arrivo, ma valorizzando i decisivi passi in avanti» compiuti per realizzarla e «riflettendo sui vizi d'origine che ci sono stati», lavorando «per riformare ciò che è necessario sulla base della nostra Costituzione e al fine di superare i divari economici e sociali, in una prospettiva di progresso e benessere».
Ecco allora che per portare avanti le riforme «è decisivo un clima di corretto e costruttivo confronto in sede istituzionale, uscendo da una spirale insostenibile di contrapposizioni, arroccamenti, prove di forza da cui può soltanto uscire ostacolato ogni processo di riforma». Fondamentali quindi il «senso di solidarietà e il rinnovato spirito di coesione per un'Unità d'Italia» che si sviluppi «nella ricchezza del suo pluralismo e della sua autonomia».
Infine il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è rivolto ai giovani ricordando gli anni del secondo dopoguerra e della Costituente. «Al di là di tutte le contrapposizioni politiche - ha detto - prevalse l'impegno di una forte volontà a costruire condizioni migliori per il nostro Paese. Date voi il vostro contributo - si è rivolto ai giovani -, perché si ricrei questo clima nell'interesse delle giovani generazioni e dell'Italia, nel quadro dell'Europa, di cui siamo parte integrante, in modo da reggere le sfide in un mondo sempre più competitivo».
Il capo dello Stato ha ricordato «l'evento terribile» della Seconda guerra mondiale: «L'Italia era stata divisa terribilmente, sanguinosamente in due. C'era da dubitare di tutto. Ma non ci scoraggiammo. Nonostante le diversità - ha aggiunto Napolitano - politiche e ideologiche si riuscì a dar vita a una Costituzione nel segno dell'unità. E anche le forze politiche più lontane trovarono punti d'incontro, per disegnare il grande quadro degli indirizzi, dei diritti e dei doveri. E questo è stato il quadro che ci ha salvaguardati da ulteriori rotture».
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