L’unico posto al mondo in cui l’inverno è ancora inverno? Per scoprirlo collegatevi pure al sito di Simone Moro (www.simonemoro.com), entrate nella sezione dedicata alla sua nuova spedizione e – oltre alla possibilità di vedere i video inviati direttamente dal Pakistan – avrete la conferma che da queste parti le stagioni funzionano ancora come si deve: meno quindici quando va bene, ma anche meno venti, meno trenta con un picco di meno 34 domenica scorsa.
Benvenuti al campo base del Broad Peak, quota 5 mila, Karakorum, che poi è anche quello del K2. E benvenuto pure all’alpinista bergamasco, visto che per arrivare qui, Moro ha già dovuto sudare sette camicie. In pratica, invece del solito avvicinamento, più o meno una decina di giorni dall’arrivo a Islamabad, ce ne sono voluti oltre venti. A frenarlo tutta una serie di contrattempi da fare invidia a mister Bean: prima l’attrezzatura che, mentre Moro atterrava nella capitale pakistana il giorno di Natale, era ancora bloccata in Italia, poi un altro intoppo doganale a metà strada e, infine, una volta giunto a destino il materiale, ulteriori difficoltà nell’organizzare il trasbordo con l’elicottero a causa del maltempo. Morale: al campo base Moro ci è arrivato solo il 14 gennaio. La vera e propria avventura è cominciata dunque da pochi giorni. Obiettivo: il Broad Peak (8.047 metri) e, dettaglio non trascurabile, in pieno inverno. Simone Moro è infatti l’unico alpinista italiano ad aver già toccato la cima di un ottomila nella stagione meno favorevole: lo scorso anno salì infatti sulla cima dello Shisha Pangma, assieme al polacco Piotr Morawski.
A seguire, tempo permettendo, il K2 (8.611 metri) certamente una delle montagne più difficili del pianeta, se non la più impegnativa. Come sta andando? Adesso decisamente meglio: «Oggi – scriveva ieri l’alpinista bergamasco dal campo base dove si trova assieme al collega pakistano Shaheen Baig – è stata un’altra giornata produttiva. Abbiamo posizionato la tenda tra campo 1 e campo 2 e questa notte dormiremo su questo terrazzo da cui si gode una vista spettacolare sul ghiacciaio del Baltoro. Non è stato facile perché abbiamo dovuto superare delle sezioni di ghiaccio verde molto ripide. Domani speriamo di raggiungere campo 2 e quindi di tornare al campo base. Secondo le previsioni, la finestra di bel tempo è agli sgoccioli e dovremmo approfittare dell’ultimo giorno utile prima che arrivi una nuova perturbazione. Stiamo bene, anche se fa molto freddo».
Già il freddo: a rendere dura la vita ai due alpinisti non sono solo le bassissime temperature. Di mezzo, infatti, c’è anche un vento che, soprattutto, alle altitudini più elevate soffia incessantemente a velocità che superano i cento chilometri orari. «C’è pochissima neve e le condizioni della montagna non sembrano male – sottolineava Simone Moro appena raggiunto il campo base –. Il vento in quota però si sente fin qua al campo base».
(23/01/2007)
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