Moria di pesci lungo il Cherio

Un residente: «Nel fiume c’era schiuma, poi sono affiorati persici e cavedani»

Una moria di pesci si è verificata nel tratto di fiume Cherio che attraversa – per circa cinque chilometri – il centro di Gorlago. Sono ancora ignote le cause di quanto accaduto tra domenica e lunedì. Rimane sotto gli occhi di tutti il notevole danno all’ambiente e alla fauna ittica: diversi chili di pesce sono stati spinti dalla corrente verso gli argini del fiume e – fino a ieri mattina – la polizia provinciale ha provveduto a ripulire l’area interessata. Per cercare di fare luce sulla moria, sono stati compiuti prelievi di acqua e di pesci, che i tecnici del Dipartimento veterinario dell’Asl di Bergamo hanno inviato all’Istituto zooprofilattico.

«La segnalazione dell’accaduto è stata effettuata da un cittadino di Gorlago intorno alle 10 di lunedì – ha spiegato Tino Consoli, direttore del Dipartimento veterinario dell’Asl –. Nel corso del sopralluogo che abbiamo svolto nella stessa mattina insieme ai tecnici sanitari dell’Asl del distretto di Trescore, dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) e dell’Amministrazione comunale abbiamo rinvenuto circa due quintali di pesci morti».

Per il 95 per cento si è trattato di pesci persico, mentre il rimanente erano prevalentemente cavedani. Ieri mattina l’acqua del fiume, nel punto in cui si è verificata la moria, appariva pulita, anche se il livello del Cherio era basso.

Ha aggiunto Consoli: «In queste situazioni è necessario che gli enti competenti vengano informati tempestivamente. E un ruolo importante spetta proprio ai cittadini: possono collaborare segnalando l’accaduto all’Asl o alla polizia provinciale».

Un cittadino di Gorlago ha riferito: «Nel pomeriggio di domenica ha notato che l’acqua del Cherio era diventata torbida. Intorno alle 16,30 il fiume ha perso improvvisamente la sua originaria trasparenza: una schiuma bianca si è insinuata tra la corrente e il Cherio ha assunto anche un insolito colore marroncino».

Si è trattato quasi sicuramente, quindi, dello scarico di sostanze inquinanti. Ma per chiarirne l’origine non resta che aspettare l’esito delle analisi che sono state disposte. Tanto che gli enti competenti non si pronunciano sulle cause della moria.

«Questo tratto di fiume è soggetto a fenomeni di inquinamento – ha spiegato Alberto Testa, tecnico faunistico dell’Amministrazione provinciale –. L’Ufficio delle acque della Provincia sta monitorando tutti gli scarichi per controllare gli eventuali punti di immissione. Ma è presto per trarre delle conclusioni: le cause sono ancora in corso di accertamento». I danni all’ambiente e alla fauna ittica sono comunque ingenti: «Il pesce persico – aggiunge Testa – è una specie selvatica a tutti gli effetti e, come tale, necessita di condizioni particolari per riprodursi. Questo pesce è molto raro, soprattutto perché è difficilmente riproducibile in un contesto lontano da quello originario».

(18/08/2004)

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