Monti, applausi e fischi: «Crisi?
Serve rilanciare la crescita Ue»

Il presidente del consiglio Mario Monti è stato accolto da applausi al suo arrivo a Bergamo dove era atteso per il giuramento degli allievi ufficiali della Guardia di finanza. All'arrivo del premier solamente un paio di persone hanno contestato con un «Ridacci le nostre pensioni».

Il presidente del consiglio Mario Monti è stato accolto da applausi al suo arrivo a Bergamo dove era atteso per il giuramento degli allievi ufficiali della Guardia di finanza. All'arrivo del premier un paio di persone hanno contestato con un «Ridacci le nostre pensioni».

Poi un gruppo di una decina di contestatori ha cercato di disturbare l'intervento di Monti al giuramento: hanno cominciato a fischiare, aggiungendo altro rumore a quello del corteo partito dalla stazione.

«La crisi viene da lontano e può essere capita non cercando distrazione nel vociare, ma cercando di meditare - ha detto il presidente del consiglio, rispondendo alle contestazioni che lo hanno costretto più volte ad alzare il tono della voce -. La crisi ha nel suo cuore la dimensione della finanza pubblica e del debito sovrano e quindi nella relazione fra i cittadini e lo Stato».

Per questo, ha aggiunto, «l'uscita dalla crisi richiede il rilancio della crescita a cominciare a livello europeo ma non dobbiamo farci prendere dallo sconforto. La lotta all'evasione non si fa con vacue parole o con forme di protesta».

Rivolgendosi invece agli allievi ufficiali della Gdf che prestavano giuramento ha detto di essere a loro unito da un «vincolo a promuovere e proteggere l'interesse di tutti, anche di coloro che non hanno la possibilità e la forza di far sentire la loro voce».

E poi ancora: «Noi cittadini dell'Italia settentrionale e lombardi siamo spesso penalizzati nella competitività internazionale delle nostre imprese per le sacche di grande evasione che si annidano ovunque nel Paese e forse più in altre parti del Paese che in questa».

Monti ha anche ricordato le figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e ha sottolineato come «tutti i capi della mafia, salvo uno, sono all'ergastolo».  Ha citato la strage di Capaci. Fra gli allievi giurava anche il figlio di Vito Schifani, uno dei tre poliziotti morti nell'attentato. «È con gratitudine che la collettività e le istituzioni ricordano chi ha assolto al proprio compito fino al supremo sacrifici della vita. Quel giorno sono state colpite delle vite umane, ma non la continuità e la capacità dello Stato di reagire alla violenza e alla criminalità. Sul sangue di quelle vittime - ha aggiunto Monti - l'Italia ha rafforzato la sua azione e moltiplicato i propri sforzi».

La cerimonia, iniziata puntuale, col premier sul palco già alle 10, si è conclusa rapidamente: intorno alle 11 tutti avevano già lasciato piazza Vittorio veneto, mentre lungo le strade era ancora in corso la protesta, durata un'altra mezz'ora.

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