«Meno uffici ma postini telematici
Garantita la capillarità del servizio»

«Gli uffici di Poste italiane manterranno la loro capillarità e il loro legame con il territorio. Il piano di razionalizzazione è perfettamente in regola con le normative, anzi i nostri parametri rispettano di più la valenza sociale degli uffici».

Parola di Pietro Raeli, responsabile per la Lombardia di Poste italiane. Dai tagli annunciati - partiranno il 13 aprile -, dunque, non si torna indietro. Nonostante l’appello di sindacati, Comuni coinvolti e Regione. Chiuderanno gli uffici nelle frazioni di Petosino di Sorisole, Botta di Sedrina, Grignano di Brembate, Valsecca di Sant’Omobono e Ponte Giurino di Berbenno; le aperture settimanali passeranno da sei a tre a Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina, Roncola e Gorno e da tre a due ad Averara e Moio de’ Calvi.

Oggi, in provincia di Bergamo, ci sono 249 uffici postali con 566 sportelli, 93 Atm (cash dispencer), 500 portalettere, di cui 430 dotati di palmare. «Nel nostro piano industriale - prosegue Raeli - è previsto che ogni Comune mantenga almeno un ufficio postale. Quelli che andremo a chiudere si trovano tutti in frazioni. Il piano è quindi perfettamente in regola con la normativa. D’altronde, in tutta la Regione, dai 1.957 uffici oggi aperti, passeremo a 1.896, con meno 61 punti, quindi una riduzione irrisoria. Di fatto si tratta di un riallineamento dell’offerta di servizi rispetto alla domanda».

Da più parti è stato però sollevato il problema dei disagi che si verrebbero a creare per gli anziani in territori spesso già svantaggiati. «Su 4.900 portalettere in Lombardia - continua Raeli - circa 4.400 sono telematici, ovvero con loro si possono pagare bollettini, fare ricariche telefoniche, spedire raccomandate, tutte a casa. Il loro numero sarà potenziato. E, ormai, il 94% delle pensioni sono accreditate su conto corrente, non serve più andare in posta».

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