Il maresciallo: tentò di sfuggire all’arresto
Ma Bossetti in aula scuote la testa - il video

Poco prima delle 16 si è conclusa anche l’udienza di venerdì 9 ottobre a carico di Massimo Giuseppe Bossetti, come sempre imperturbabile, che è accusato di aver rapito e ucciso Yara Gambirasio.

Il primo a essere sentito è stato il medico legale Dalila Ranalletta, consulente di parte, che ha ripetuto quello che da tempo sostiene la difesa, ovvero che non può essere stabilita con esattezza l’ora della morte e che Yara non è stata uccisa sul campo di Chignolo, ma in un altro posto e trasportata lì successivamente.

Il consulente di parte ha sottolineato che nelle ferite di Yara sono stati scoperti diversi fili di diverso colore, come se la tredicenne possa essere stata avvolta da coperte e plaid. Il corpo della ginnasta sarebbe stato inoltre rinvenuto parzialmente mummificato, come se fosse stato per lungo tempo in un ambiente confinato e chiuso. Parole sempre tese a supportare la convinzione della difesa che Yara non sia stata uccisa a Chignolo.

Quanto all’arma con la quale Yara è stata seviziata, Ranelletta ha affermato che non può essere individuato esattamente il tipo, ma che si tratta comunque di un’arma importante e non di un coltellino Opinel (che Bossetti aveva ed è scomparso), una delle ipotesi formulate dell’accusa.

Come preannunciato dall’avvocato Paolo Camporini, uno dei due legali di Bossetti, verso la fine della deposizione, dalle 10,45, l’udienza è diventata a porte chiuse perché, come era già successo mercoledì, sono state proiettate immagini molto forti del corpo senza vita di Yara.

Verso le 11,15 si è conclusa la deposizione di Dalila Ranalletta. Dopo una pausa la consulente di parte è stata ascoltata dal pm Letizia Ruggeri. Presente anche il medico legale Cristina Cattaneo, consulente dell’accusa.

Durante il controesame, ci sono state scintille tra il pm e la consulente di parte con la Ruggeri che ha messo in dubbio la professionalità e la competenza della Ranalletto, suscitando le rimostranze della difesa che ha sottolineato come non sia la consulente di parte sotto processo. La Cattaneo è intervenuta sul tema della mummificazione - per la precisione corificazione - dicendo che un cadavere può presentarsi in tale stato anche con un’esposizione prolungata all’aperto.

Dopo la pausa per il pranzo è stato il turno del maresciallo Giovanni Sciusco del Nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo che ha effettuato i rilievi a casa Bossetti, al centro sportivo e a casa del custode del centro sportivo e si è occupato anche dei prelievi salivari all’imputato e ai suoi parenti più stretti. Sciusco è stato anche l’autore del filmato dell’arresto di Bossetti e ha confermato che, alla vista delle forze dell’ordine, l’imputato aveva dato l’impressione di voler di scappare prima di essere bloccato. Sentendo questa ricostruzione, Bossetti ha scosso la testa in aula come a negare l’affermazione del maresciallo.

La prossima udienza è stata fissata per venerdì 16 ottobre quando sarà ascoltato il maresciallo Alessandro Gatti dei Ros di Brescia che ha indagato sulle celle telefoniche.

Mercoledì il medico legale Cristina Cattaneo, consulente del pm Letizia Ruggeri, aveva svelato che una foglia impigliata in una ciocca di capelli di Yara aveva permesso di risalire all’epoca del decesso della ginnasta.

Una foglia - trovata dai consulenti della Procura - che si era conservata meglio rispetto a quelle sparse nel terreno circostante e quasi annerite, decomposte e che ha fornito un aiuto alla datazione della morte di Yara.

Non solo la biologia, dunque, ma anche elementi di botanica ed entomologia forense

(studio degli insetti) hanno fatto irruzione nell’inchiesta. E questi particolari autorizzano, ancora una volta, a ritenere che Yara sia stata aggredita e sia morta nel campo di Chignolo.

«È stato esaminato attentamente l’ambiente vicino alla salma – ha detto l’anatomopatologa Cristina Cattaneo nell’ultima udienza –, ed è stato notato il germoglio che ha seguito il contorno del corpo di Yara. Abbiamo inoltre eseguito esami fino a dieci centimetri di profondità del terreno sotto la salma».

La botanica rappresenta dunque un capitolo tutt’altro che secondario nell’ambito dell’inchiesta, anche se messa in discussione dai legali di Bossetti, Salvagni e Camporini, per i quali la flora, in particolare l’erba del campo di Chignolo, è assolutamente «uguale a quella di tutti gli altri terreni della Lombardia per fare un esempio».

La consulenza botanica ha certificato la presenza sotto il corpo della vittima e incastrate nelle suole delle sue scarpe di due tipologie di erbe e piante ottimamente conservate alla data del ritrovamento, e certamente presenti nel campo di Chignolo a novembre, quando la ginnasta fu uccisa.

Un’ulteriore prova del fatto che Yara sarebbe stata uccisa laddove fu rinvenuto il suo corpo, è rappresentato dal ciuffo d’erba che la ragazzina stringeva in un pugno il giorno in cui fu ritrovata cadavere. Un’immagine che è diventata ormai il simbolo dell’ultimo disperato tentativo di Yara di rimanere aggrappata alla vita.

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