Un vicepresidente senza più poteri, se non quelli di curare i rapporti internazionali. Questo è Mario Mantovani da inizio settembre, quando Roberto Maroni gli ha ritirato le deleghe pesantissime alla Salute in vista del riordino deciso con la legge di riforma del settore socio-sanitario. Ma il vicepresidente della Regione - che nel 1996 ha creato per ricordare la sorella Ezia una fondazione che gestisce diverse residenze sanitarie per anziani - è stato per anni il luogotenente di Silvio Berlusconi nel partito in Lombardia. Sia con Forza Italia, dove milita dal 1994, sia con il Pdl.
Nel 2013, da coordinatore lombardo del partito, è stato eletto consigliere regionale con il massimo delle preferenze, quasi 13.000. Prima Mantovani è stato però anche europarlamentare, dal 2009.E senatore, dal 2008, quando è diventato anche sottosegretario alle Infrastrutture. Il ruolo a cui ha sempre tenuto di più è stato quello di sindaco di Arconate, il suo paese in provincia di Milano, non distante dall’aeroporto di Malpensa, dove ha guidato il Comune dal 2001.
E dove ha dato la cittadinanza onoraria nel 2007 a Rosa Bossi Berlusconi, la madre del Cav. In visita in Israele Mantovani, fedelissimo del Cavaliere, accostò la persecuzione degli ebrei ai processi di Berlusconi. E nel 2013 si scatenò un braccio di ferro in punto di diritto quando il governatore Maroni gli aveva già affidato la vicepresidenza e la delega alla Sanità, che gestisce i due terzi del bilancio regionale: Mantovani - che allora era sia consigliere regionale sia sindaco sia senatore - resistette per mesi prima di optare per l’unica carica in Regione, con tanto di ricorso del prefetto al Tar.
Nell’ultima campagna elettorale, quando correva come semplice consigliere comunale, fu anche ripreso mentre garantiva che per i suoi concittadini c’era un occhio di riguardo quando si fosse trattato di dare posti in assessorato. Dure polemiche ma lui disse di essere stato frainteso.
Negli ultimi mesi il ruolo di Mantovani in Forza Italia è fortemente diminuito, tanto che si erano irrobustite le voci che lo davano definitivamente in uscita dalla Giunta di centrodestra nel prossimo rimpasto.
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