Cronaca / Bergamo Città
Lunedì 20 Aprile 2015
Marino: «Non abbiamo ceduto agli ultrà
L’Atalanta ha accettato il loro pentimento»
«Abbiamo deciso di rimettere la querela il 18 marzo scorso, dopo aver ricevuto una lettera di pentimento da parte dei quaranta tifosi imputati per essere entrati a Zingonia il 4 maggio 2010».
Il direttore generale Pierpaolo Marino spiega così la scelta dell'Atalanta di sottoscrivere una transazione con gli ultras, emersa solo stamattina poco prima che il giudice si ritirasse per scrivere la sentenza sul maxiprocesso a carico di una fetta del tifo nerazzurro. «La lettera conteneva passaggi sinceri e toccanti: si sono offerti di venire a Zingonia e lavorare gratis per riparare i danni provocati. Noi abbiamo accettato, anche perché non si era andati oltre qualche petardo e qualche uovo marcio. Ma abbiamo preferito girare l'offerta alla Caritas, che ci ha risposto sì il 23 marzo. Poi ci sono voluti i tempi tecnici: l'accordo è stato firmato da tutti solo alla fine della scorsa settimana. Ecco perché è stato reso noto solo stamattina».
Il giudice ha assolto i quaranta ultras, a prescindere dalla transazione, perché il fatto non sussiste. Ma il gruppo presterà comunque la sua opera sociale. «Mi hanno telefonato dopo la sentenza i loro avvocati - rivela Marino - confermandomi la decisione. Direi che questa è la direzione giusta, perché l'obiettivo è portare questi ragazzi verso il recupero civile. Tenendo anche conto che 38 di loro risultavano incensurati: l'Atalanta ha dato la sua disponibilità anche per non macchiargli la fedina penale, visto che si trattava di fatti davvero di entità trascurabile e oltretutto di vecchia data, avvenuti sotto altra gestione, che poi alla fine lo stesso giudice non ha considerato di rilevanza penale».
Marino respinge infine le accuse di «cedimento» agli ultrà che in queste ore stanno rimbalzando in rete. «Nessun cedimento, mi ribello con forza a questa idea. Non abbiamo subito nessun tipo di pressione, ma abbiamo solo aderito a un percorso di pentimento e redenzione». Il «mea culpa» dei quaranta appare netto. Dopo aver aperto la lettera scusandosi per un «comportamento che ha illuminato un lato della nostra personalità che non ci appartiene», i tifosi affermano in un passaggio: «Abbiamo sbagliato tutto. L'approccio, il comportamento, le azioni. Abbiamo mancato di rispetto all'Atalanta». Per questo si sono detti pronti a "mettere a disposizione alcune ore del nostro tempo libero». E concludono chiedendo «la possibilità di rimettere la querela nei nostri confronti». Proposta accettata dall'Atalanta.
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