Mapello, scuola incompiuta da 7 anni
«Renzi, i soldi vanno sbloccati»

Le scuole incompiute di Mapello, la cui struttura in cemento armato svetta dal 2007 tra le erbacce in via Del Lazzarino, sono un esempio lampante del danno che il patto di stabilità può comportare per un Comune che ha i soldi in cassa, ma non li può spendere.

Le scuole incompiute di Mapello, la cui struttura in cemento armato svetta dal 2007 tra le erbacce in via Del Lazzarino, sono un esempio lampante del danno che il patto di stabilità può comportare per un Comune che ha i soldi in cassa, ma non li può spendere.

Già nel febbraio 2012 il sindaco di Mapello Michelangelo Locatelli, riconfermato dai cittadini nel maggio 2013, aveva deciso di sforare il patto di stabilità dando il via al completamento della struttura scolastica nella convinzione che le opere andavano completate anche a costo di pagare una piccola penale. Ma il governo Monti aggravò di molto le penali per chi non rispettava il patto e il sindaco dovette bloccare tutto.

Ora il premier Matteo Renzi ha messo tra le priorità del suo governo le iniziative nel campo dell’edilizia scolastica e il sindaco di Mapello non ha perso l’occasione per scrivergli una lettera. «In questi anni - scrive il sindaco nella lettera - sono state realizzate le strutture in calcestruzzo dell’edificio, per fermarsi poi davanti ai ripetuti problemi e vincoli posti dal patto di stabilità. Il complesso scolastico attualmente è al rustico. Sono stati spesi per questi lavori un milione e 718 mila euro e per completare le scuole medie e la direzione didattica, con progetti già esecutivi, la spesa prevista è di tre milioni e mezzo, soldi che il Comune di Mapello ha perché il totale della somma vincolata dal patto di stabilità è di 4 milioni e 173 mila euro. Negli ultimi tre anni abbiamo speso oltre 300 mila euro per manutenzione dei vecchi edifici che devono essere abbandonati, oltre al graduale e costante deterioramento delle strutture al rustico realizzate. Chiediamo quindi di poter realizzare i lavori usando le nostre risorse congelate».

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