Maltempo al Nord, esonda il Tanaro
Il fiume fa paura – Guarda il video

È sempre più grave la situazione in provincia di Cuneo a causa del maltempo delle ultime ore. Allagato il centro storico di Garessio, dove il fiume Tanaro è esondato, l’acqua sta invadendo anche le strade del centro di Bagnasco.

Problemi a Ceva, dove è esondato il rio Cheironzo e la statale per San Bernardino è stata chiusa a causa di una frana. Chiuse alcune fabbriche, la protezione civile sta invitando le persone a salire ai piani alti delle case. A Mondovì si stanno evacuando a scopo precauzionale le scuole. «Abbiamo paura, si sta rasentando la situazione dell’alluvione del ’94». Così il sindaco di Garessio, Sergio Di Steffano. «Il fiume Tanaro ha scavalcato il ponte centrale di Garessio, dividendo la città in due - dice il primo cittadino contattato telefonicamente dall’Ansa -. Abbiamo chiuso tutti i ponti, le fabbriche e le scuole. I bar e i negozi del centro sono allagati. La statale che arriva da Ceva è chiusa per frane, siamo isolati a tutti gli effetti. Al momento non risultano incidenti a persone ma la situazione è brutta». Il Tanaro è straripato, spaccando in due il paese, allagando via Vittorio Emanuele. Chiusi i ponti Odasso, Barjols e ’della Lepetit’. Chiuse anche via Aleramo, Sparvaira e via Nazionale a monte. Le cantine che si affacciano sul fiume sono allagate.

Per effetto delle intense precipitazioni il livello idrometrico del fiume Po è salito di oltre un metro e mezzo in sole ventiquattro ore. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti a Piacenza dal quale si evidenzia come il rapido aumento del livello del principale fiume italiano sia significativo delle criticità in molti corsi d’acqua e torrenti con piene, esondazioni e frane. Su un territorio fragile per il consumo di suolo si abbattono - sottolinea la Coldiretti - i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire. Il risultato - continua la Coldiretti - è che sono saliti a 7145 i comuni italiani, ovvero l’88,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ispra. Di questi 1640 hanno nel loro territorio solo aree a derivata propensione a fenomeni franosi, 1607 sono invece i comuni a pericolosità idraulica e 3898 quelli in cui coesistono entrambi i fenomeni. Le regioni con il 100% dei Comuni a rischio idrogeologico sono sette: Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Basilicata. A queste si aggiungono Calabria, provincia di Trento, Abruzzo, Piemonte, Sicilia, Campania e Puglia con una percentuale di comuni interessati maggiore del 90%. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia - precisa la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola.

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