L’«urrà» degli anziani per il vescovo
Beschi al Gleno: la vicinanza è amore

Al termine della Messa celebrata alla Casa di riposo della Fondazione Carisma (lo storico Gleno ndr) è stato lanciato un allegro «hip hip urrà» per il vescovo, seguito da un fragoroso applauso che ha espresso tutta la gioia degli ospiti di poter avvicinarsi al Natale con il loro vescovo.

Tante sono state le mani che monsignor Beschi ha stretto, gli sguardi che ha incontrato, le carezze con cui ha accolto le parole e richieste degli anziani. Qualcuno gli ha chiesto anche di baciare il Crocifisso che porta al collo. A salutarlo anche i bimbi dell’oratorio di Celadina.

«Molti anziani desiderano consegnarmi i loro ricordi e nelle loro preghiere ricorrono soprattutto i figli - ha commentato il vescovo -. Negli anziani, negli ammalati è commovente come la speranza appaia evidente. Mi ha fatto piacere che una signora mi mostrasse una foto scattata con il vescovo Roberto Amadei. È bellissimo vedere le persone che li accompagnano, volontari, ma spesso figli, mariti, mogli».

Monsignor Beschi ha proposto una riflessione sulle pagine del Vangelo dedicate all’Annunciazione, «capace di toccare il cuore»: «Nella scena dell’incontro tra l’Angelo e Maria, che non pensava di diventare la mamma di Gesù, c’è un riferimento alla condizione delle persone anziane. Elisabetta, durante la sua vecchiaia, riceve inaspettatamente il dono di un figlio. Elisabetta dice che Dio le ha tolto la sua vergogna tra gli uomini, allora rappresentata dal fatto di non poter avere figli».

La vergogna è anche esperienza di tutti noi quando sperimentiamo il limite: «Quando ci rendiamo conto di non essere più capaci, abbiamo paura. Ci ferisce infine dover dipendere da altri, soprattutto l’uomo contemporaneo soffre per questa condizione dovuta alla malattia, a un incidente, all’età». Come veniamo sollevati da questa umiliazione? «La risposta è nel Vangelo - ha continuato il vescovo -. Dio arriva prima di quello che possiamo pensare».

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