![](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2014/10/25/photos/cache/luisa-salvata-polemiche-sui-soccorsichiamati-dal-figlio-nessuno-interven_6fd45938-5c29-11e4-a1cf-dcdd2b790efa_900_512_v3_large_libera.jpg)
Cronaca / Val Calepio e Sebino
Sabato 25 Ottobre 2014
Luisa salvata, polemiche sui soccorsi
«Chiamati dal figlio, nessuno interveniva»
«Ci sarà da riflettere molto e in maniera approfondita sulla non-gestione di questa emergenza». Raffaello Colombo, con il suo gruppo di Unità tecnica di soccorso di Darfo, sa che andrà incontro a delle conseguenze per il suo operato.
Nessuno lo aveva autorizzato a lavorare a Lovere con le unità cinofile e con i volontari. Ed era anche fuori territorio, essendo il suo gruppo stanziato a Darfo (Bs). «Ma sono anni che lo ripeto: bisogna superare le divisioni e i particolarismi che esistono fra i gruppi e fra le strutture amministrative per mettere al primo l’obiettivo di ogni ricerca: trovare il disperso e dare le dovute risposte ai familiari che lo cercano».
![Raffaello Colombo, coordinatore dei soccorsi Raffaello Colombo, coordinatore dei soccorsi](https://storage.ecodibergamo.it/media/photologue/2014/10/25/photos/cache/luisa-salvata-polemiche-sui-soccorsichiamati-dal-figlio-nessuno-interven_ec4576dc-5c29-11e4-a1cf-dcdd2b790efa_700_455_v3_large_libera.jpg)
Si può dire che questa volta il destino sia stato benigno, ma forse Maria Luisa Longobardo non avrebbe resistito un’altra notte all’addiaccio: in attesa che possa raccontare ciò che le è successo, si può ipotizzare che sia rimasta all’addiaccio per tre notti e tre giorni consecutivi, senza mangiare, senza bere e senza potersi proteggere dal freddo.
«In base a quello che abbiamo visto - aggiunge Colombo - è scivolata per circa 80 metri: la sua fortuna è stata quella di essere rotolata su un pendio, pieno di rovi e spini è vero, ma di non essere precipitata nel vuoto. Abbiamo visto che era incosciente, ma anche che il battito cardiaco era ancora presente: le abbiamo massaggiato le gambe per riattivare la circolazione del sangue, perché era gelata, poi quando è arrivata l’autoambulanza l’hanno attaccato all’ossigeno».
Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 25 ottobre
© RIPRODUZIONE RISERVATA